Le elezioni sono andate come ormai tutti sanno. Dicevamo da tempo che, fermo restando il Sud venga prima di tutto per noi meridionali non rassegnati o svenduti, esisteva una priorità legata all’attuale e alla sopravvivenza.
Proprio nell’interesse e per il futuro del Sud.
La priorità l’avevamo individuata nell’augurarsi ed
adoperarsi per disarcionare il governo italico in carica. Ma non
perché siamo per storia personale legati ad una visione
politica/economica che si rifà, come dice il maestro Zitara, ad
un socialismo che lo stesso pontefice ha inquadrato in un’ottica
di necessarietà pur se (giustamente per il suo ruolo di capo
della cristianità) riportandolo ad una base evangelica.
Non per questo, o sicuramente non solo per questo. I termini comunista
o fascista sono stati svuotati dei loro significati arcaici e se
vengono usati e abusati lo si fa spesso a sproposito.
E’ pur vero però che sopravvivono due grandi blocchi di
pensiero nel mondo: quello socialdemocratico/socialista e quello
liberal/liberista. Il primo dovrebbe rifarsi all’attenzione per
il sociale, alla propensione per la cultura e per la difesa dei diritti
e dell’integrazione, ad una possibilità di libero mercato
ma con regole; il secondo è per una forte concezione
individualista, una difesa decisa della proprietà ed una netta
gerarchizzazione dei ruoli, una propensione poco accentuata
all’integrazione ma una predisposizione ad un mercato libero a
tutto tondo e tendente alla “deregulation”.
Quindi piaccia o meno si finisce per storia, convinzioni e/o
convenienze a scegliere dove stare. E così, a grandi linee,
anche nella penisola italica; almeno fino a quando esisterà il
maggioritario e, purtroppo anche il nostro Sud resterà legato al
carrozzone di questo paese.
A ciò si aggiunga che questo governo è stato
l’esempio più negativo di attenzione al Sud. Anzi
s’è adoperato con l’avvento della Lega in leggi e
sbarramenti anti -meridionali mai così sfacciati. E tanto
è stato il malfatto che il pur soporifero Sud ha risposto.
Una “scoppola” elettorale di queste proporzioni non
s’era mai vista. Dovrà esserci una ragione! E quindi basta
prendere atto dell’accaduto che dovrebbe in tempi brevi o tutto
al più nel giro d’un anno portare a far le valige.
Quando si è al punto in cui è stato portato il nostro
territorio s’individua, per necessità e per sopravvivenza,
il nemico più pericoloso da cui difendersi. Almeno per non
finire d’essere ulteriormente massacrati ed arrivare non proprio
defunti a futuri appuntamenti. Quindi c’è bufera, che per
sua natura fa vento e già tutto agita e porta a crear
confusione.
E cosa fanno in molti, tra cui alcuni meridionalisti?
Anziché far autocritica o critica preferiscono soffiare sulla
confusione, per cui Prodi è mortadella (e certamente non
sbagliano) paragonandolo e mettendolo sullo stesso piano
dell’inimitabile costruttore di panzane, comiche, bugie e
difensore dei suoi soli interessi quali il Cavaliere, o per cui una
vergogna come la Lega vale un qualsiasi partito dell’opposizione,
e così via.
E no! Almeno fin quando le regole saranno queste. Poi è perfino
ovvio e superfluo dire che se si riuscirà nel progetto tanto
agognato da Zitara, allora sarà tutta un’altra storia e
questi distinguo saranno superflui!
Ma la guerra è guerra, e fin quando combatteremo per il nostro
Sud con queste regole dovremo guardarci dai peggiori, non per stima
dell’opposizione ma per profonda disistima e rigetto di questi
affaristi, antimeridionalisti istituzionalizzati, di questa destra
fintamente revisionista per calcolo, di questi nani e ballerine.
Andrea Balìa
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