L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
Eleaml


"Federalismo fiscale"

© 1997 Nicola Zitara
Specimen di
Fora...
periodico del movimento separatista megaellenico
Omissis

Siccome la condizione a cui l'Unità ha condannato il Sud italiano è la mancanza di lavoro; siccome, in via immediata, ciò dipende dalla povertà del tessuto industriale; siccome ciò dipende, a sua volta dal drenaggio dei capitali e dall'impiego del risparmio meridionale quasi esclusivamente a favore dell'importazione di merci padane, s'impone perentoriamente il passaggio a una fase di federalismo bancario.

Attualmente, su 3 lire che il Sud risparmia, 2 sono trasferite direttamente dal sistema bancario nazionale, dalle Poste e dal Tesoro nel Centronord, mentre 1 lira viene prestata ai commercianti meridionali perché si riforniscano di merci presso le aziende settentrionali.

Se "la banca è il polmone dell'industria", il mantenimento del mercato unico nazionale in questo campo significa rinunziare anche alla speranza di un Sud capace di produrre quanto consuma.

Il federalismo in cantiere non può vilmente assecondare soltanto le esigenze bossiste, ma dovrà anche eliminare la secolare strozzature produttiva imposto al Sud da uno Stato sedicente nazionale.

La condizione che poniamo al progetto federalista non costa niente a chi lavora, mentre è vitale per noi. Essa prevede che le banche italiane e comunitarie siano libere di aprire i loro sportelli, agenzie, filiali nei Comuni delle sette Regioni meridionali, ma che la facoltà di risparmio presso i privati, le aziende e gli enti pubblici possa essere operata soltanto dalle banche e istituzioni similari aventi la loro sede legale in uno dei predetti Comuni.

Accanto a tali istituzioni sarà precluso l'esercizio del credito al commercio, alle famiglie e agli enti, dovendo essi riservare l'intera raccolta allo sviluppo delle attività destinate alla produzione e al trasporto di merci agricole, artigianali, industriali, e alla produzione di servizi vendibili e non vendibili.


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Misura indispensabile in materia di federalismo fiscale
Per gli stessi motivi

i Presidenti delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia

hanno facoltà di sospendere, in tutto o in parte e per periodi determinati, il pagamento dell'Imposta sul Valore Aggiunto -IVA- sulle forniture (fatture in uscita) di determinate aziende esercenti l'industria l'agricoltura, il trasporto di merci o persone, e di aziende che producono servizi vendibili.

Lo stato sarà reintegrato dell'ammontare non percepito ad opera del Fondo di Solidarietà interregionale.


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G li assertori del sistema dualistico italiano, a queste proposte, tireranno le coccole dell'europeismo e del liberismo. La bandiera delle "libere volpi in libero pollaio" ha fin troppi ben pagati paladini, perché ciò non avvenga. Pacatamente chiederemo loro perché il Sud non potrebbe fare, in vista di un'esigenza vitale, quanto l'Unione Europea fa (e prima la CEE faceva) per motivi molto meno nobili.

La direzione della rivista promuove la costituzione di un organismo composto da senatori e deputati che abbia il compito di opporre una progettualità legislativa e costituzionale meridionale alla vincente progettualità stronzoleghista, nonché per studiare gli effettivi geografici (annoso tema, mai affrontato) di ciascun atto parlamentare e governativo.

Il Sud ha già quattro milioni di senza lavoro: la meta di quel 60 per cento della popolazione in età lavorativa che in effetti lavora, se trova un lavoro. Il suo avvenire si configura come un tragico tuffo nella desertificazione economica e nella desolazione culturale persino agli occhi degli ottimisti, mentre non uno sola delle formazioni politiche in campo ha risposte da dare al problema. In questo quadro, che solo l'effimera presenza dei comfort della vita moderna induce a non classificate come di desolazione e di morte, la classe politica meridionale -da sempre vituperata dalla storiografia nazionale- ha oggi in mano l'alea del riscatto agli occhi nei suoi concittadini presenti e futuri.


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Questa lettera è stata inviata a 300 deputati delle circoscrizioni meridionali nella speranza che si formi un fronte di difesa degli interessi meridionali, ma la speranza che ciò avvenga è minima.

La classe politica meridionale è una classe di mediazione tra l'immobilismo meridionale e il capitalismo padano. Nella migliore delle ipotesi potrebbe rivelarsi una forza di ricatto verso il Nord. Essa è infatti il prodotto politico della borghesia parassitaria creata al Sud per intervento romano (la modernizzazione della vecchia rendita fondiaria), alla quale sono date connotazioni professionali padane. Avvocati, medici, professori, ingegneri, bancari, postelegrafonici, ferrovieri, dipendenti ENEL e Sip, ecc.

Questa borghesia vive di pagamenti romani, di somme devolutele per volontà di legge. Non sa affrontare la vera produzione (neppure quella delle idee) e il confronto mercantile, vincere o perdere in virtù dei beni prodotti.

Una classe così non può costituire liberisticamente e capitalisticamente un paese che si porta sulle spalle un ritardo tecnologico secolare. Tale ritardo va colmato filosoficamente, illuministicamente, da un'élite rivoluzionaria: da professori di economia nazionale e aziendale, da sociologi, da giuristi, storici, antropologi, ecologisti, geografi, ecc.

Il Sud non riparte se non passa attraverso una rivoluzione abolitrice delle classi sociali romane.
La rivista serve a preparare non la rivoluzione meridionale, che purtroppo arriverà per volontà del Nord e negazione del Nord, ma i quadri del futuro Sud. Una volta soli, questo paese non potrà essere guidato dal principe Tancredi (creatura destinata a essere romanamente modellata) nè da don Calogero Sedara (creatura della modernizzazione capitalistica ottocentesca) ma avrà bisogno di un intellettuale collettivo, di un corpo dirigente che non si muova per impulso del profitto (cosa che sarebbe al di sotto dei nostri bisogni straordinari) ma per impulso dei lumi che possiede e se vogliamo del suo patriottismo.


Nicola Zitara

 

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