L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Fonte:
https://www.ilbrigante.it/

NOLA, III GIORNATA DI STUDI SUL PENSIERO DI NICOLA ZITARA

IL TAVOLO DEI RELATORI

Si è tenuta a Nola presso l’Hotel dei Platani la Terza Giornata di Studi su Nicola Zitara, evento incentrato sull’analisi delle dinamiche del colonialismo interno e sulla prospettiva del separatismo. La giornata, promossa dall’Ass. Due Sicilie Nicola Zitara, dalla pagina Facebook Briganti e dalla rivista elettronica Fora, ha fatto registrare un buon livello di partecipazione con la presenza di compatrioti provenienti dalla Basilicata, dalla Calabria e dalla Puglia, mentre dalla Sicilia sono giunti i saluti di Salvo Musumeci per il Movimento per l’Indipendenza della Sicilia e da Placido Altimari della rivista Officina 667.

L’apertura ha visto protagonista il giovane Alessandro Arena che ha recitato un passo tratto da “Memorie di quando ero italiano” sui temi di una identità da ritrovare, una interpretazione toccante cui ha fatto seguito l’introduzione di Angelo D’Ambra che l’ideatore delle giornate si riserva da sempre per ribadire l’attualità di Zitara in un contesto coloniale che non è stato intaccato e che lascia scivolare il Sud sempre più a fondo.

“Nola col CIS e l’Interporto è il simbolo di un sistema centrato sul drenaggio di risorse economiche da Sud verso il Nord attraverso la grande distribuzione settentrionale che distrugge l’economia ed il tessuto sociale meridionale” – ha dichiarato D’Ambra puntando poi l’indice verso un “mondo meridionalista” che si affretta a proclamare leader, ma arranca nella costruzione di una comunità politica.

NICOLA ZITARA


Una critica che si è ripresentata nel confronto finale tra chi ha sostenuto l’idea di una identità di popolo centrata sul recupero di una simbologia storico/politica (il brigante, il re, la bandiera…) e chi ha invece argomentato le tesi di una identità che nasce dalle lotte sociali (Acerra, Terzigno, Taranto…).  Discorso che merita certo di essere riaperto. Dopo i saluti di Antonio Panico della pagina Facebook Briganti e l’intervento di Franco Zavaglia per l’Ass. Due Sicilie Nicola Zitara che ha messo in luce l’umiltà e la profondità d’animo di Zitara, tratti di una personalità poco nota a chi non ne ha avuto conoscenza diretta, si è entrati nel vivo del dibattito, con le redini del gioco saldamente nelle mani del moderatore Gino Giammarino, direttore della rivista Il Brigante. Si sono susseguiti gli interventi del tenente lucano Giuseppe Di Bello, del dott. Carmine Conelli ed infine dell’Assessore alle attività produttive del Comune di Napoli Marco Esposito.


LA PLATEA

L’intervento di Di Bello si è incentrato sulla denuncia dell’inquinamento delle acque degli invasi in Basilicata, preda degli sversamenti di rifiuti industriali e delle estrazioni petrolifere.  La sua vicenda personale è una dimostrazione del fatto che “…se qualcuno sfiora con argomentazioni lucide e supportate anche dal parere di esperti di fama, i Palazzi del potere che gestiscono la vita della nostra Regione viene allontanato, emarginato, messo in uno status o condizione, individuale, di esclusione dai rapporti sociali”.
Innovativa la relazione di Carmine Conelli che ha guardato la questione meridionale attraverso la lente degli studi postcoloniali. 


Per Conelli “…analizzare il Meridione attraverso gli studi postcoloniali può aiutarci a comprendere i rapporti tra potere e sapere che la cultura italiana ed europea hanno prodotto del Mezzogiorno. Si tratta di prendere in considerazione il discorso sul Mezzogiorno come un discorso coloniale che, inferiorizzando le popolazioni del Sud, ha spianato la strada alla sua colonizzazione. In questo senso possiamo registrare il fallimento del meridionalismo, considerato come un dispositivo ideologico che consiste essenzialmente nel documentare l’arretratezza del Mezzogiorno, prospettandone uno sviluppo sul modello settentrionale e giustificando così la sua subordinazione rispetto al Nord”.

Marco Esposito ha presentato il suo libro “Separiamoci” ed il progetto politico “Unione Mediterranea” discorrendo del peggioramento delle condizioni di vita nel Mezzogiorno negli ultimi anni e delle difficoltà delle amministrazioni comunali meridionali a far fronte ai tagli imposti dalle politiche padano-centriche del governo. Gino Giammarino ha poi chiuso l’evento, ricordando le gravi responsabilità del “nostro ambiente” che ha sempre usato gli scritti di Zitara, senza nemmeno capirlo fino in fondo, e non ha mai appoggiato le sue iniziative. Basti pensare che nessuno aiutò Zitara a venire a vivere a Napoli dove avrebbe voluto svolgere l’attività di giornalista: prima il mitico orticello, poi – forse – la patria in catene. Ciononostante, a margine dell’incontro, la nota del sociologo Antonio Castaldo ha evidenziato la crescita politica del dibattito ‘meridionalista’, cosa che fa ben sperare per le future sorti del Sud.








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