L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
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Nicola Zitara, padre del meridionalismo

di Amalia C. R. Musumeci

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Per una inspiegabile coincidenza, dettata dalla storia, l’illustre  storico ottantatreenne è scomparso nello stesso 1 ottobre, a 150 anni dalla caduta del Regno delle Due Sicilie


Quando Bossi neppure esisteva, Zitara aveva già le idee chiare sull’Unità d’Italia: «È stata un danno, ma per il Sud». Ed evidenziava che devastando un regno, quello delle Due Sicilie, nel periodo preunitario florido e avviato verso un equilibrato decollo economico-sociale, si erano gettate le basi per un Sud italiano fatto di ascari e politici corrotti. Un Sud considerato, dall’Unità in avanti, esclusivamente come bacino di braccia per il Nord in crescita e agorà privilegiata per le incursioni, spesso senza regole, di grandi imprese non del Sud che hanno fatto incetta di risorse e poi lasciato, nelle sue aree più svantaggiate, un vero e proprio deserto sociale. Un Sud la cui protesta per le molte ingiustizie subite andava sottaciuta, privandolo della parola e della forza per irradiarla oltre i suoi confini. Un Sud, ancora oggi, senza voce nel dibattito culturale e politico nazionale.

Autore di numerosi saggi, tra cui L’Unità d’Italia: nascita di una colonia e Memorie di quand’ero italiano, Zitara  è stato a pieno titolo il principale esponente della classe culturale meridionalista che vede nella rinascita di uno Stato duosiciliano indipendente l’unica alternativa efficace alla risoluzione dei problemi del Sud.

Nato a Siderno (Reggio Calabria), il 16 luglio 1927, da Vincenzo, amalfitano, e da Grazia Spadaro, siciliana, compì gli studi classici a Locri e quelli universitari a Napoli, conseguendo la laurea in giurisprudenza. Per molti anni lavorò nell’azienda commerciale paterna. Poi trasferitosi a Cremona quale insegnante di diritto ed economia, rientrò a Siderno nel 1961, dopo la morte del padre.

Al termine della seconda guerra mondiale, entrò a far parte del Psi, per poi passare al Psiup di cui fu segretario di federazione a Catanzaro. Partecipò alla fondazione del settimanale Il gazzettino dello Jonio pubblicato fino al 1967, anno in cui iniziò la sua collaborazione ai Quaderni Calabresi.

Con particolare passione è stato attivamente impegnato in un’opera di divulgazione storico-politica tendente a contrastare la storiografia ufficiale, che considerava faziosa e mistificatrice in favore delle classi dominanti e dell’area geopolitica settentrionale.

Era felice e sorpreso del successo editoriale di Terroni: «Dopo tanto tempo, non ci credevo più. Vuol dire che c’era chi aspettava di sapere, chi è interessato alla nostra storia». Così, qualche mese prima della sua scomparsa, ha voluto conoscere Pino Aprile, autore del bestseller, quasi per consegnargli il testimone.

«Se un maestro muore – ha sottolineato il presidente del Mis, Salvatore Musumeci –, il suo insegnamento rimane; per questo si può dire che i maestri non muoiano mai davvero. Difatti, Zitara è ancora vivo: ci restano i suoi scritti, le sue lucide analisi, le sue riflessioni, i suoi libri e le sue straordinarie frasi, senza cui gli ideali, la conoscenza della verità storica, la voglia e il sogno d’un Sud redento non sarebbero riemergersi dall’oblio».

Stranamente, la notizia di una così alta personalità della cultura – conosciuta mai più nel mondo accademico e giornalistico – è passata inosservata, senza commenti sui grandi quotidiani e magazine del Paese. Come mai?

Forse, perché… Nicola Zitara era orgogliosamente Terrone!

Amalia C. R. Musumeci

Gazzettino, settimanale regionale, Anno XXX n. 32 p. 8, sabato 9 ottobre 2010.










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