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Tratto da:
Fregati dalla Scuola, Effedieffe, Milano 1999.


Rino CAMMILLERI

Il risorgimento


I "plebisciti" sancirono l'annessione forzata di tutti gli ex stati italiani. La gente doveva votare all'aperto, mettendo le schede in due urne: su una stava scritto "sì", sull'altra "no".


A Napoli si dovette votare passando tra due ali di garibaldini armati. Malgrado ciò i voti sommati risultarono pure molto superiori all'effettivo numero dei cittadini (segno che ogni "liberatore" aveva votato più volte). [...]


Il floridissimo Regno delle Due Sicilie in brevissimo tempo fu portato al tracollo finanziario, e i meridionali per la prima volta nella loro storia furono costretti a emigrare all'estero per poter mangiare. Il Sud dovette pagare le guerre del Piemonte, anche quella combattuta contro i meridionali stessi.


Arrivarono tasse anche sul macinato, sulle porte e le finestre (le case cominciarono così ad avere un sola apertura, con conseguenti epidemie di tubercolosi, il male del secolo), arrivò la leva obbligatoria che durava anni e toglieva braccia a popolazioni prevalentemente agricole.


Per dieci anni il Sud fu trattato come una colonia da sfruttare; sorse per reazione il cosiddetto "brigantaggio" (i partigiani dell'ex Regno, come al solito, vennero definiti banditi). Metà dell'esercito piemontese era di permanenza nel Sud, con uno stato di emergenza continuo: fucilazioni di massa, rappresaglie, stermini, incendi.


Nacque così il problema del "mezzogiorno", da allora mai più risolto. Nel nuovo regime burocratico e accentrato i meridionali, privati delle industrie e delle terre ecclesiastiche e statali su cui lavorare, presero il vizio di far carriera nella pubblica amministrazione.

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