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L'Unità - 04-05-2005

Regioni, nasce la rete del Sud

di Enrico Fierro

Da Vendola a Cuffaro, tutti i governatori contro la devolution. Bassolino: rappresenterà 20 milioni d’abitanti.

Ci sono tutti i Presidenti. C'è tutto il Sud, dalla montagna al mare. C'è il centrosinistra - che governa sei regioni, compresa la Sardegna - e il centrodestra che «resiste» in Molise e in Sicilia. C'è Nichi Vendola e Totò Cuffaro. Come dire il diavolo e l'acqua santa, Nikita con l'orecchino e Totò vasa vasa allegro più che mai. Tutti concordano su un punto: il tempo dell'agenda politica che cancellava il Sud e i suoi bisogni con un tratto di penna nordista è finito, nasce il coordinamento delle regioni meridionali. Perché (Bassolino), «La Padania è qualcosa di inesistente, il Mezzogiorno è una realtà storica».


Sul tavolo scelte politiche comuni sulle grandi questioni condivise e programmate, nuovi rapporti con l'Europa, finestre spalancate sul mare di casa, il Mediterraneo. Un passo avanti «storico», dice un entusiasta Ottaviano Del Turco, presidente dell'Abruzzo. Al di là degli aggettivi, un dato è certo: chi resta indietro è il governo che ha ancora la testa rivolta ad un Sud di spiagge, casinò, mandolini e putipù. «Noi - dice ad esempio il ministro per lo Sviluppo e la coesione, Gianfranco Micciché - vogliamo un turismo di lusso per il Mezzogiorno.


Porti turistici, casinò e impianti da golf attireranno persone che vengono e riempiono gli alberghi, i ristoranti, comprano prodotti tipici lasciando ricchezza sul territorio. Oggi il turismo di massa, con gente che si porta il panino da casa e sporca, non è un guadagno ma un costo».


A Napoli, nessuno commenta l'uscita dell'ex viceré siculo di Berlusconi, qui il livello è un po' più alto. E tocca ad Antonio Bassolino, il presidente della Campania che ha voluto fortemente questa iniziativa, aprire le danze. «Oggi - dice - è nato un fatto nuovo, le regioni del Mezzogiorno si danno una forma fissa di coordinamento, valida per un confronto col governo che c'è oggi e per quello che ci sarà domani».


L'obiettivo è quello di «tenere assieme, in un proficuo rapporto tra di noi e con il Dipartimento del ministero dell'Economia, la programmazione dei fondi Ue e di quelli ordinari verso il Mezzogiorno». Prima scadenza i fondi comunitari 2007/2013, il coordinamento delle regioni dovrà definire documenti che affrontino una serie di punti comuni. Trasporti e infrastrutture, difesa del suolo e prevenzione, ricerca, formazione e centri di eccellenza, welfare e dignità sociale.


Tutti d'accordo? Non proprio. Sul Ponte destinato ad unire l'Italia alla Sicilia - una delle «sette meraviglie» promesse da Berlusconi - Totò Cuffaro (Sicilia) è più che d'accordo. Agazio Loiero (Calabria) un po' meno («prima si facciano le autostrade, gli acquedotti, le ferrovie...»), Nichi Vendola (Puglia) è contrario.


Media Bassolino: «Faremo un documento e discuteremo delle cose che ci uniscono, sui temi che ci dividono vedremo come gestire e governare anche le differenze». Sul Mediterraneo, poi, c'è chi, come l'Abruzzo, ha già un assessore, e chi ha tra i presidenti ha deciso di tenere per sé la delega. Un punto, però, unisce tutti: il no alla devolution bossiana. Cuffaro (Udc): «Il nome è sbagliato». Iorio (Forza Italia, Molise): «A me non piace proprio».


Il presidente siciliano vola alto, dal cattolico Luigi Sturzo al laico Guido Dorso. «Don Sturzo diceva: la Sicilia al di sopra dei partiti. Oggi mi sento di mutuare il suo pensiero dicendo: il Mezzogiorno al di sopra dei partiti, noi vogliamo trasformare il Mezzogiorno da soggetto politico passivo in soggetto politico attivo». Per fare cosa lo chiarisce Nichi Vendola.


«Dopo 15 anni di oblio, il Sud torna al centro della politica. Il nostro protagonismo non è una operazione speculare a quelle nordiste, noi intendiamo lottare contro i processi di precarizzazione del lavoro e della vita, l'insicurezza sociale, noi vogliamo invertire i fenomeni di emigrazione che stanno tornando come una sorta di eterna maledizione sulla testa dei giovani del Mezzogiorno».


Campania e Basilicata hanno già una legge sul diritto di cittadinanza, ma c'è un problema di soldi. E allora, dice Vito De Filippo (presidente della Basilicata) «bisogna mettere insieme una iniziativa comune per chiedere un cofinanziamento all'Ue».


Idee, programmi, proposte, per un Sud (Bassolino) «che vuole essere protagonista, senza piangere e dimostrando di saper fare da sé. Ovviamente ricordando che fare da sé non significa fare da soli». Dopo il «partito dei sindaci» è la volta del «partito dei governatori»? Tutti in coro, i presidenti del Sud rispondono di no. «Di partiti ne esistono già tantissimi, non ne serve assolutamente un altro», scherza Bassolino con i giornalisti. Ma poi avverte : «Quello che nasce oggi è un fatto politico e istituzionale di grande importanza.


Nasce un soggetto che ha grandi poteri legislativi, e che rappresenta più di 20 milioni di abitanti». E non ci sarà un coordinatore unico, perché «è finito il tempo del Regno di Napoli e delle Due Sicilie». Non è un partito, ma qualcosa di più. Più forte e potente.


Un soggetto che avrà mille problemi al suo interno, ma che al governo bis di Berlusconi è pronto a porre domande pesantissime alle quali sarà difficile dare risposte con qualche arenile venduto ai privati e un casinò qua e là.





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