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La Civiltà cattolica
 Anno Decimoquarto
1863
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4. Parlò pure con grande schiettezza il sig. Keller, di cui vorremmo poter ristampare da capo a fondo l'eloquente discorso; ma basti recarne alcuni splendidi squarci, in cui ritrasse al vivo le condizioni in cui fu gettata l'Italia, caduta sotto il giogo della rivoluzione;

[…] E dopo avvenne questo fatto, che affermo senza timore d'essere smentito, ed è che il numero sempre crescente dei prigionieri politici e delle vittime sorpassò d'assai il numero degli elettori. Lascio da parte gli esigliati ed i morti combattendo. Più di 20,000 Siciliani furono gettati in carcere, condannati alla galera, alla prigionia, o confinati nelle isole. Riguardo alle stragi, la commissione del brigantaggio ha verificato, che per 4, o 500 miseri briganti, cui si dà la caccia, ne furono fucilali 7000 (Nuovi rumori!).

Chiedo che i piemontesi ritirino i loro 90 mila soldati, e che lascino le popolazioni esprimere liberamente il loro pensiero. Riguardo ai modi di questa sovranità militare, lascerò parlare gli stessi militari. Il gen. della Rocca afferma che di molti prigionieri non si conoscono i motivi del loro arresto; che molti invece furono vittime dei briganti medesimi.

Il Governo italiano adunque opera non meno arbitrariamente del Governo caduto. In qual modo sono trattati i prigionieri? Udite un testimonio: «Non vidi mai nulla di simile! In una sola carcere ho visto 1300 prigionieri seminudi, rosi dai vermini, decimati dalla fame prima e poscia dal tifo!» Il testimonio aggiunge: «Appartengo al partito dell'unità italiana; ma non posso ammettere che nel 1863, sotto l'eroe Vittorio Emmanuele, accadano tali cose nella libera Italia.» È facile argomentare da questi fatti lo stato presente del paese.

Cinquantaquattro Vescovi fuori ella legge; eccovi la libertà di coscienza! Gli ufficii dei giornali invasi e saccheggiati; eccovi la libertà di stampa. I furti e gli assassinii di pien meriggio nelle maggiori città, e le campagne devastate dai briganti e sovente dagli stessi piemontesi; eccovi la sicurezza dei cittadini! Quindi, dopo due anni di esperienza, il popolo è più scontento, più sventurato che mai; il Piemonte non ha sull’Italia che il diritto della forza e della conquista.










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