Sia ben chiaro non intendiamo polemizzare con amici che hanno venti anni di lotte a favore della dignità del Sud, ma se non si capisce – perlomeno dal punto di vista culturale, poi ci si può dividere in federalisti, indipendentisti, neoborbonici, ecc – la lezione di Zitara, non andremo lontano e non faremo chiarezza nella testa delle persone.
Non ci si può meravigliare che la sinistra oggi urli a squarciagola l'inno di Mameli (qualcuno con argomentazioni non peregrine avanza la ipotesi che il ragazzo non avesse la cultura necessaria per scrivere quell'inno che fosse opera di un pedagogo colto, ossia del suo insegnante, padre Anastasio Canata), sostanzialmente per tre ragioni:
una storica, di filiazione ideologica, la sinistra è figlia del giacobinismo, del mazzinianesimo e dell'anticlericalismo di matrice risorgimentale;
una politica, di convenienza, nel senso che fare dell'antileghismo (ovvero fare i tricolorati ad oltranza, una volta il tricolore era osteggiato e ci si proclamava internazionalisti sventolando soprattutto bandiere rosse!) porta acqua al mulino dell'antiberlusaconismo perché facendo pressing sul suo maggiore alleato si spera di metterlo in difficoltà e di farlo cadere;
una elettorale, legata ai malumori sul federalismo, che si manifestano nelle provincie napolitane, invece di fare delle proposte serie per compensare i decreti in arrivo si preferisce alzare il polverone della solidarietà e della coesione nazionale.
Da queste ragioni sommariamente elencate viene tutto il novello amor di patria che ha scatenato intellettuali, opinion maker, comici e cantanti legati direttamente o idealmente alla sinistra italiana.
Noi, cosiddetti sudisti, invece di stracciarci le vesti dovremmo fare opera di chiarimento su questa operazione. Tale chiarimento non verrà certo dagli osanna alla resistenza e alla repubblica in quanto lo stato repubblicano è figlio della vicenda risorgimentale. Non a caso alcuni politici di sinistra ieri e oggi parlano della resistenza come secondo risorgimento!
Zitara tutto questo lo aveva ben capito, leggetevi i suoi scritti, ve ne citiamo in ordine cronologico qualcuno per farvi risparmiare del tempo nella ricerca:
Il 25 aprile non ci riguarda, 1° maggio 2004;
Italia sì, Italia no, 20 gennaio 2005
Contro Napolitano, 25 maggio 2006;
L’età dello scrocco, 2 giugno 2006
Corrado Alvaro - Vox clamans in deserto, 25 Novembre 2006;
Resistenza e Costituzione gabbate, 29 Aprile 2007;
Napolitano, la Costituzione, il Sud, 11 Febbraio 2009.
Oltre agli articoli di Zitara vi consigliamo – se lo trovate – la lettura de “Il Mezzogiorno dinanzi al terzo conflitto mondiale, Renato Di Giacomo, ed. Cappelli, 1948”. Un libro profetico in alcuni passaggi, ad esempio quando analizza la costituzione e afferma che è congegnata per impedire che i rappresentanti del mezzogiorno possano avere un potere reale nel parlamento repubblicano, anche nel caso improbabile che decidessero di votare compatti delle leggi.
Noi pensiamo che al federalismo leghista bisognerebbe opporre una controproposta sensata. Lo stato come è nato dalla resistenza non si regge più ed occorre cambiare, patteggiando le modifiche con i padani (o toscopadani per usare una terminologia zitariana) non arroccandosi nel tricolore che è una battaglia persa.
Tanto alla sinistra italiana del sud importa meno di niente. Il titolo V della costituzione che tanti problemi ha creato ed ha innescato dei processi irreversibili a nostro svantaggio fu opera loro. Con quella modifica e con tutte le norme bassanini la sinistra sperava di sterilizzare le spinte leghiste che venivano anche dalla sua base padana, ma i trucchetti non durano in eterno e ora al nord si vuole di più.
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