L'unità d'Italia è una beffa, che comincia con una bugia.
Due Sicilie
  Eleaml


Senato - Seduta n. 491 pomeridiana 27 luglio 1950

Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico
interesse nell’Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) (1182)



Giugno 2012

Istituzione della Cassa per opere straordinarie
di pubblico  interesse nell’Italia meridionale di Zenone di Elea

Camera dei Deputati - Seduta del  17 Marzo 1950 - De Gasperi

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Camera dei Deputati - Seduta n. 499 pomeridiana 20 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 501 pomeridiana 21 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 502 antimeridiana 22 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 503 antimeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 504 pomeridiana 23 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 505 antimeridiana 24 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 507 pomeridiana 27 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 508 antimeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 509 pomeridiana 28 giugno 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 513 pomeridiana 04 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 514 antimeridiana 05 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 523 antimeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 524 pomeridiana 12 luglio 1950

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Camera dei Deputati - Seduta n. 525 antimeridiana 13 luglio 1950

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Senato - seduta n. 483 pomeridiana - venerdì 21 luglio 1950

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Senato - seduta n. 491 pomeridiana - giovedì 27 luglio 1950

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Senato - seduta n. 493 pomeridiana - venerdì 28 luglio 1950

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Senato - seduta n. 494 antimeridiana - sabato 29 luglio 1950

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Senato - seduta n. 495 pomeridiana - sabato 29 luglio 1950

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Senato della Repubblica- CDXCI. SEDUTA

GIOVEDÌ 27 LUGLIO 1950

(Seduta pomeridiana)

Presidenza del Vice Presidente MOLE ENRICO
INDI
del Vice Presidente ZOLI

INDICE


Commissioni permanenti (Composizione);

PRESIDENTE....................................................................................................Pag. 19021

CINGOLANI..............................................................................................................19023

Disegni di legge: «Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno)» (1182 Urgenza); «Esecuzione di opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale» (1183 Urgenza) (Approvati dalla Camera dei deputati) (Discussione):

MANCINI..............................................................................................................19002

GRIECO.................................................................................................................19010

MERLIN UMBERTO.............................................................................................19023


Disegni di legge:

(Ritiro)...................................................................................................................19023

(Trasmissione e deferimento a

Commissione permanente)....................................................................................19021

Interrogazioni (Annunzio).................................................................................19029

Sull'ordine dei lavori:

BOSCO LUCARELLI...............................................................................................19001

La seduta è aperta alle ore 16,80.

LEPORE, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta precedente, che è approvato.


Sull'ordine dei lavori.


BOSCO LUCARELLI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BOSCO LUCARELLI. Pregherei il Senato di voler svolgere in un'unica discussione generale i due disegni di legge iscritti all'ordine del giorno sull'istituzione della Cassa per il Mezzogiorno e sull'esecuzione di epeire straordinarie nell'Italia settentrionale e centrale. Tali disegni di legge sono intimamente connessi in quanto si ispirano all'unico criterio di venire, sul piano della solidarietà nazionale, incontro alle terre depresse d'Italia. È chiaro che la di discussione degli articoli sarà poi fatta in sede separata.

PRESIDENTE. Se non si fanno osservazioni, così rimarne stabilito.

Discussione dei disegni di legge: «Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno)» (1182-Urgenza) «Esecuzione di opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale» (1183-Urgenza) (Approvati dalla Camera dei deputati).

PRESIDENTE. Procederemo allora alla discussione dei seguenti disegni di legge:

«Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) ed «Esecuzione di opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale».

Prego il senatore segretario di darne lettura.

LEPORE, segretario, legge gli stampati numeri 1182 e 1183.

PRESIDENTE. È aperta la discussione generale su questi disegni di legge.

È iscritto a parlare il senatore Mancini: ne ha facoltà.

MANCINI. Illustre Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, ho l'onore, ma non il piacere, data l'ora ingrata, di iniziare il dibattito di questo disegno di legge. Sottolineo la parola «dibattito» perché essa consta di due termini: l'esposizione degli argomenti della propria tesi e la valutazione, l'esame, il contrailo di essa da parte avversa, non soltanto per combatterla, ma per cercare di utilizzarla m tutto od in parte.


19002


Cassa per il Mezzogiorno: il nome è veramente vistoso, complesso, suggestivo e, non vorrei dispiacervi, anche un po' demagogico. Intorno alla parola «Cassa» si accendono sempre brame, desideri, concupiscenze. È ima parola che si adatta alla fantasia di noi altri meridionali. Non per nulla laggiù esiste il fenomeno della Fata Morgana e la leggenda dei raggi verdi nel isole di mezzodì.

Il piano, il programma è ancor esso vistoso: la sistemazione dei bacini montani e dei corsi d'acqua di tutto il Mezzogiorno! E quali sono e quanti sono questi corsi d'acqua e questi bacini montani a cui l'egregio relatore aggiunge la sistemazione delle valli? Laggiù una volta le acque erano elemento e linfa provvida di benessere, oggi sono elemento pauroso di distruzione; perché la scure, abbandonata alla speculazione, ha abbattuto al suolo le magnifiche foreste, che chiomavano quelle montagne di abeti, di ontani, idi pini. Il [paiamo contiene ancora la bonifica, l'irrigazione e poi ila trasformazione agraria e poi la viabilità, gli acquedotti e le fognature ed infine gli impianti per la valorizzazione dei prodotti agricoli, e le opere del turismo. Come si nota, il programma, soltanto nella sua elencazione, è di tale portata da assorbire tutta l'attività produttiva di un Governo, (da assorbire quella di quattro dicasteri. Un programma, (permettetemi che ve lo dica, propagandistico, un programma da cartellone muriate; perché sa dovesse essere soltanto iniziato, avrebbe bisogno di migliaia di miliardi e di decenni di lavoro.

BOSCO LUCARELLI. Ma ila legge non dice che si faranno tutte le opere.

MANCINI. E allora, se non si faranno tutte, perché elencarle? Perché specificarle in una disposizione? Evidentemente ciò risponde — ella mii aiuta a dire —ad uno scopo perfettamente reclamistico.


Comunque questo piano rischia di operare solo in superficie e di non incidere affatto sul padronato terriero, del quale migliora il reddito fondiario postumo di signorie feudali; non trasforma il processo produttivo che, coni la sua arretratezza, favorisce quelle tali crittogame del Mezzogiorno, che sono le diverse consorterie, che assumono sempre il colore del partito di maggioranza, cioè quello del Governo.

Non mi si accusi di pessimismo e di scetticismo. Non sono pessimista perché sono meridionale. Nel Mezzogiorno è sbocciata ila concezione geniale della «Città del Sole». Non sono scettico; perché ho urna fede profonda e fervida, che mi sorregge. E poi in politica non esiste lo scettici sono, esiste soltanto la critica. Sono un uomo indulgerete, esageratamente indulgente. Ho votato, pur avendo parlato per un'oca ie mezzo contro, la legge sulla Sila; poiché ho voluto dimostrare che da questi banchi non facciamo l'opposizione per l'opposizione. Facciamo invece la critica seriamente ponderata e sinceramente espressa. Vorremmo che voi valutaste la nostra opposizione, così costruttiva, senza prevenzione, con lo stesso sentimento di serenità, con cui noi ve la esprimiamo.

Nel Mezzogiorno si nutre profonda diffidenza verso le leggi, dopo la triste esperienza di provvedimenti erborati attraverso lunghe discussioni, ricche di ambiziosi programmi e tradotte poi in realizzazioni concrete estremamente modeste. Così è avvenuto, per esempio, per la legge sulla utilizzazione dei fondi E.R.P. Relazione e contro relazione, una discussione a largo orizzonte, isi parlò di miliardi, spesi dai Governi passati, fimo al 1938, per la bonifica: 20 miliardi, corrispondenti oggi a 1.000 miliardi, mentre i risultati furono fallimentari per la produzione e per le regioni meridionali. Basti notare lo 0,33 per la Lucania. Quei miliardi si polverizzarono nelle mani dei grossi agrari.


19003


Il Ministro Segni intervenne nel contrasto fra i due relatori, il compaesano e compagno senatorie Spezzano per la opposizione ed il senatore Medici per la maggioranza, invitando ad approvare sollecitamente la legge per risolverle gli urgenti problemi e le impellenti necessità di lavoro delle popolazioni meridionali. Mi preme rammentarvi la fine del breve discorso niella seduta del 31 marzo 1949: «Il problema urgente di questo momento è anche esso un problema politico, è quello di iniziane immediatamente i lavori, di dare lavoro e pane. Ed è per questo che io mi permetto invocare dal Senato la rapida approvazione della legge. (Vivi applausi dal centro e dalla destra).

Signori, né il lavoro, né il pane furono dati; perché i 70 miliardi previsti nello stanziamento di questa legge sono finora irreperibili. Soltanto l'onorevole Campilli, che ha lo speciale fiuto di scoprirle nelle piaghe dei bilanci i miliardi stanziati e non assegnati, ha rinvenuto appena 42 miliardi, che ha subito utilizzati per il sovvenzionamento del disegno di legge in discussione. Un gioco di variazione o meglio di bussolotti Le sovvenzioni si trasferiscono sulla carta da una legge ad un'altra (Interruzione del senatore Salomone e commenti ). Ella, che mi ha interrotto inopportunamente, dovrebbe sapere che i miliardi sii riferiscono proprio alla legge 23 aprile 1949 finora inoperosa, perché nel numero 1 dell'articolo 10 di questo disegno di legge si parla dell'articolo 18 della legge 23 aprile. Dei 55 miliardi di cui all'articolo citato se ne confiscano soltanto 42. (Interruzione del senatore Salomone).

PRESIDENTE. Onorevole Salomone, la prego di non interrompere il discorso dell'onorevole Mancini.

MANCINI. Comprando, onorevole Salomone: i 55 miliardi sono in aggiunta dei 70. Ma se sono irreperibili i 70, subiscono la stessa sorte i 55. Del resto all'amico e compaesano interruttore voglio rammentare l'analogo fenomeno per le rinomate leggi Tupini per la applicazione delle quali giacciono al Ministero dei lavori pubblici migliaia e migliaia di domande di sovvenzioni e per le quali non si erogano i fondi promessi.


Ma qui non si arresta la triste storia di queste leggi meridionaliste. Anche la leggi, che coincideva il finanziamento di 990 milioni alla Società calabro-lucana, per le ferrovie meridionali, non è stata ancora tradotta in esecuzione, onde io sono stato costretto a presentare un'interrogazione, cui ha risposto qualche mese fa il Sottosegretario onorevole Battista promettendo di sollecitare...

Il Mezzogiorno possiede alcune, poco invi idi abili prerogative.

La prima è data da una letteratura piagnona, legata alle nostre calamità: inondazioni, epidemie, eruzioni, terremoti. Questa letteratura. anche siglata da uomini illustri, io l'ho tenuta sempre m gran dispetto. La miseria che implora. Quale Vergogna per fa nostra tradizionale fierezza!

La seconda è data, dagli assi politici, che per mezzo secolo sono stati tutti meridionali: Crispi, Rudinì, Vittorio Emanuele Orlando. Salandra Nitti, ai quali — in verità — non possiamo fare nessun appunto di parzialità e di campanilismo

Abbiamo infine una terza prerogativa le visite storiche a scopo propagandistico. Ogni tarato un personaggio di Governo, il quale vede che le cose qui a Roma non vanno bene, scende verso il Mezzogiorno per scoprirne la miseria e per promettere strade, acquedotti, fognature.. financo la terra. Storia antica, storia moderna, storia recente.

Abbiamo poi una pletora di leggi su problemi e materie fondamentali, che non furono mai applicate. Sono state abrogate dalla dissuetudine. Un corpus juris... speciale: legge sulla Campania, sulla Puglia, sulla Lucania, sulla Calabria, sulle Isole. Tutti i problemi impostati, risoluti sulla carta, ineseguiti nella pratica. Di chi la colpa? L'egregio relatore ha cercato di addossare la colpa al Governo. Vecchia abitudine meridionale di rovesciare tutte le colpe, che (forse e senza forse) sono nostre, sul Governo. La colpa, onorevole Romano, di questa situazione non è da individuare nel Governo soltanto, ma nel fatto che non si vuole infrangere la situazione strutturale delle regioni meridionali.


19004


Quelle leggi urtavano contro certi fattori economici, sociali e politici, e avrebbero potuto influenzare alcune situazioni, dalle quali ricevevano influenza e ricchezza i ceti privilegiati e suffragi sicuri la rappresentanza politica.

La borghesia meridionale è una borghesia redditiera, che non influisce e non agisce per nulla sul processo di produzione. In un'epoca di tecnicismo agrario, di industrializzazione dell'agricoltura, di pianificazione della medesima, ognuno intende che cosa significhi questa constatazione. Significa tener legato il contadino alla sua tradizionale incompetenza agraria e alla sua tradizionale dedizione ali lavoro per dominarlo e sfruttarlo più facilmente. Significa difendere la crosta del blocco agrario. Significa ratificare ancora l'immobilità e ll'a cristallizzazione della società meridionale) a tipo agrario. Ed è perciò che la questione meridionale — che solitario noi socialcomunisti sapremo risolvere, perché noi l'abbiamo compresa — supera i ristretti limiti regionali e diventa un problema generale della classe dirigente italiana, un aspetto dello stato storico nazionale.

Questo disegno di legge, che non innova, né modifica la struttura ed il costume sociale ed economico del Mezzogiorno, subirà il destino delle leggi precedenti. Lo istrumento da voi scelto per  sollevare il Mezzogiorno, e che noi combattiamo, non è adatto. Esso trascura completamente le possibilità di industrializzazione del Mezzogiorno, che! pure sono cospicue e rappresentano un'ingente ricchezza potenziale in numerosi settori come quelli dell'industria enologica, delle industrie conserviere — per cui tutte le grandi estensioni di terreni incolti potrebbero trasformarsi in frutteti magnifici, — delle industrie del legno, chimiche, tossili, della concia delle pelli, delle turismo; perché le mostre montagne hanno paesaggi e vedute, che non temono il confronto di quelli di altre terre.

Il disegno di legge inoltre è squisitamente conservatore, perché rispetta gli attuali rapporti sociali e non cerca in alcun modo di allargarli o di modificarli; non prepara l'intervento di nuovi elementi vitali, che potrebbero seriamente immettersi nel circolo produttivo associandolo al circolo produttivo nazionale ed europeo. Ignora finanche il movimento dei ceti agricoli, contadini, decisi una buona volta ad ottenere migliori condizioni di vita.


Il fronte del Mezzogiorno con la sua propaganda e con i suoi convegni, con le sue assise indimenticabili di Napoli, di Bari, di Crotone, di Palermo, di Cagliari, ha deciso al Governo a rompere la sua inerzia ed a passare dalle promesse ai fatti.

Noi non ci siamo esibiti alle folle dei contadini scesi dai monti e venuti dalle pianure con discorsi dialogati alla Mussolini, inaugurati dal Presidente del Consiglio in Lucania. Abbiamo voluto ascoltare la parola viva dei contadini. Io non dimenticherò mai quello che ascoltai dalle labbra di un parroco di un paesello agricolo, vittima di un feudatario calabrese. Alto, segaligno, canuto, la zimarra portava le tracce del tempo, le mani ossute, quella del lavoro, cui era soggetto per poter vivere. Io appresi dal suo placido e dolente racconto la vena storia delle sventure meridionali. Quella storia i libri non l'hanno mai iscritta. Gli scrittori più o meno illustri, l'hanno ignorata. Hanno ignorato la storia di questo popolo costretto a vivere in un terreno avaro, sovrappopolato, non favorevole alle colture, esposto a tutti i capricci delle piogge e dei venti, dove la posta, signori, è la miseria più nera, è la degradazione più completa della persona umana, ove si arriva fino a diventare cavernicoli, come quelli dei Sassi di Matera, dove l'onorevole Presidente del Consiglio si è deciso a recarsi, dopo tre anni di governo, per reclutarvi i crociati della verità.

Dal provvedimento, che oggi si dovrebbe far passare attraverso un affrettato esame per i soliti colpi di maggioranza, riceveranno benefici poche centinaia di ricchi proprietari, i quali aumenteranno vieppiù le loro ricchezze a spese della generalità!

Signori, tutto ciò rientra nella politica generale del Governo, che in campo industriale favorisce soltanto i gruppi privilegiati monopolistici, in campo tributario grava la mano sui consumi e sui piccoli produttori meridionali, nel rampo della politica interna poi... perseguita le classi lavoratrici e protegge i ceti agrari.

Io non dirò che l'impostazione di questa legge è semplicemente errata; perché le impostazioni delle leggi sono rispondenti alle esigenze dei fenomeni sociali e politici, che le leggi debbono risolvere: vorrò dire invece qualcosa di più: questa legge è, in fondo, antimeridionalista; perché antitetica agli interassi intimi, profondi, sostanziali della trasformazione del Mezzogiorno.


19005


Questa legge infatti non contiene, come diceva il grande Montesquieu, quello spirito nuovo che le leggi sociali dovrebbero possedere. Non ha il mordente politico, i motivi di eversione da quello stato sociale ed economico, che colà si vive. Questa legge poteva andare bene ai tempi di Zanardelli, ricordati dall'onorevole De Gasperi in Lucania, ma non ai tempi di oggi, quando nella nostra Costituzione leggiamo gli articoli 8, 4, 86 e 42, che non dovrebbero essere un orpello e una decorazione letteraria, ma una realtà presente e reale per il popolo italiano.

Signori del Governo, quesito disegno di legge non risponde ai nostri tempi, alla grande attesa ed alla vostra esaltazione.

Non pretendiamo leggi perfette, onorevole Campilli, ché esse non esistono. Aspettiamo soltanto leggi che facciano bene a tutti, ai ricchi e ai poveri, leggi che cancellino le signorie feudali, alleviino la miseria, diano terra, tetto, lavoro ai milioni di dimenticati di laggiù. La politica dei lavori pubblici ha la sua innegabile importanza: ma i lavori pubblici debbono servire a risolvere i problemi di civiltà, che sono i veri ed urgenti problemi del Mezzogiorno. Il vecchio edificio non si imbianca all'esterno lasciando l'interno immutato ed inadatto alle esigenze moderne.

Non pretendiamo, onorevoli colleghi della maggioranza, che voi veniate a noi tì abdichiate alle vostre ideologie. Rispettiamo le vostre idee; perché rispettiamo le nostre: vi diciamo soltanto (e vorrei rivolgermi specialmente ai meridionali. che dovrebbero essere sulla nostra linea che avremmo potuto trovare assieme, con buona volontà, pacata e serena, un punto d'accordo, di intesa, di convergenza. Non un punto socialista o comunista, no, anzi un punto cristiano, che avrebbe potuto avvicinare quei due malvagi poli, il polo della ricchezza oltraggiosa e il polo della dura ed immensa miseria, il polo di una selva di braccia, che si alzano per invocare lo strumento del loro lavoro, che è la terra e le distese sconfinate, le quali parlano di usurpazioni e di sfruttamento, e che con questa legge saranno migliorate con i denari di tutti ed a beneficio di pochi.


Il ricco, che trionfa sempre sul povero. «Ricordati che sei venuto al mondo senza nulla e devi uscirne senza nulla. Il gran monito non è di Carlo Marx o di Lenin, è di un vostro Apostolo, è di Paolo di Tarso, che condannò quella ricchezza, che voi amate svisceratamente e proteggete con le vostre leggi. (Approvazioni).

Dopo questa premessa, onorevoli colleghi, avviciniamoci agli articoli della legge. Ente!? Ancora ho nell'orecchio le parole dell'onorevole Pella contro gli enti. Essi vennero inventati dal fascismo! Centinaia e centinaia. Era urna specialità di quel regime, che, purtroppo, influenza ancora l'odierna democrazia governativa fino al punto che nessun ente, per seguire l'onorevole Pella, può essere smobilitato senza incorrere nelle proteste di tutti i parlamentari. L'Ente in esame però supera in ampiezza ed autonomia gli enti passati e presenti. Una mezza rivoluzione costituzionale. Ora, mi domando, perché non istituire addirittura un Ministero, l'auspicato Ministero del Mezzogiorno, di cui da tante parti e in tante occasioni si è discusso? 0 creane un'azienda autonoma sul tipo adottato per le diverse aziende autonome statali, che offrono la garanzia di tutti i controlli sui bilanci preventivi e consuntivi?

L'organizzazione di questo Ente, così come è delineata dal provvedimento, lascia del tutto a desiderare: nella direzione, nella struttura, nella funzione e nella pianta organica degli impiegati. Ma che cosa è questo Ente dal punto di vista giuridico-costituzionale? Non dispiaccia, né mi si accusi di esagerazione se io denuncio la anticostituzionalità dell'Ente. Ne do subito la prova. Vi prego di definirlo. È un istituto di diritto pubblico con personalità giuridica speciale? E allora chi è il rappresentante legale della Cassa nei confronti dei terzi ed in giudizio? Il disegno di legge tace, studiatamente; la infinita bontà e ingenuità del relatore hanno giustificato il silenzio con la dimenticanza; ma invece non è così, perché penso che questa rappresentanza investa una sottile, ma elegante questione di diritto, che io non intendo svolgere. A mio avviso la rappresentanza legale spetta esclusivamente a quel Ministro, delegato dal Presidente del Consiglio e dal Comitato interministeriale, che ha la facoltà di rivedere i conti e controllare tutta l'attività economica e finanziaria dell'Ente.


19006


Non è detto nemmeno nella legge a chi è demandata la nomina del direttore generale dell'Ente. Si parla di questo direttore nell'ultimo capoverso dell'articolo 24 per stabilire che il direttore partecipa alle riunioni del Consiglio di amministrazione con voto consultivo, e non sii dice altro. Eppure questa carica è la più importante dell'Ente, perché ne investe e ne guida tutta la vita pratica.

Non si dimentichi che la gestione è enorme. Lo stesso relatore) la indica con una frase: elefantiaca. Una parola — come si nota — che esprime tante cose, 'tutto quello che io ho detto di critica e quello che dirò in prosieguo; un rimprovero... perché la elefantiasi è una malattia, ed una malattia a danno di quella ripidità ed efficacia, di cui tanto parlate. Mia non occorre nessun commento alla parola. Vi sono le facoltà concesse, che eguagliano quelle dello Stato: quella di emettere obbligazioni, quotate in borsa, assimilate alle cartelle fondiarie, comprese fra i titoli statali; sulle quali si possono effettuiamo operazioni di anticipazione e che possono essere accettate dalle pubbliche amministrazioni quale deposito cauzionale (articolo 16). Si sono concesse inoltre facoltà, che superano le statali, come quella di contrarre mutui all'estero, che dalla Costituzione (articolo 80) è negata allo Stato. Far debiti... come suol dirsi volgarmente: «batter moneta».

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Onorevole Mancini, anche il piano confederale prevede e suggerisce di contrarre debiti all'estero alle aziende autonome!

LUSSU. Abbiamo il dubbio che questa Cassa ceda il Mezzogiorno all'America!

MANCINI. Ma, onorevole Ministro, il piano confederato non lo avete accettato, e le aziende autonome sono soggette al controllo preventivo.

Vi è una terza facoltà, che caratterizza la eccezionale importanza dell'Ente, quella cioè di creare altri enti: enti industriali, commerciali, turistici. Una facoltà anticostituzionale, che spoglia il Parlamento, il cui intervento è necessario per creare questo Ente-Cassa;


il quale alla sua volta si strainfischia di tutti e prolifica nuovi enti. Io temo — e sarei assai lieto di essere smentito dai fatti — che siffatto Ente, laggiù, si trasformi in un potente sturamento di corruzioni politica, in organismo americano, che servirà non a rinnovare il Mezzogiorno, ma bensì a colonizzarlo. Al vecchio dominio padronale se me sostituisce uno nuovo, che accentuerà la sperequazione economica delle regioni.

Ma quale nuova potestà venite a creare? Badate che al Governo non sempre ci starete voi! Badiate che voi creiate uno Stato nello Stato, con i propri impiegati, con il privilegio della propria burocrazia, con tante attività incontrollate! Badate che concedete tali facoltà, delle quali potreste pentirvi per l'avvenire!

Che cos'è poi questo Ente dal 'punto di vista strutturale? È una banca? E tutto ciò che si vuole quando non se ne definisce neanche la struttura organica, che rimane a mezzo tra una banca e un'azienda di lavori pubblici; né carne né pesce, un organismo sui generis, imprecisato.

Ma non basta. Riguardiamolo più dappresso nella sua organizzazione funzionale. Né il Presidente, né i due Vice-Presidenti, né i dieci consiglieri componenti il Consiglio sono elettivi. Tutti di fatto sono nominati dal Presidente del Consiglio. Il principio democratico è calpestato, sostituito dalla dispotia personale. Sì, dispotia, perché l'accentramento di tutte le potestà, che la tecnica democratica concede al libero suffragio, crea il regime di una persona o di un partito.

BOSCO. Ma il Presidente del Consiglio è eletto.

MANCINI. Che vuol dire che il Presidente del Consiglio sia eletto? Delegatus non potest delegare. Proprio perché è eletto ha il dovere di rispettare il principio democratico fondamento idi ogni più elementare democrazia cioè la scelta per voto diretto e segreto.

Inoltre le regioni e i rappresentanti delle classi lavoratrici sono esclusi da ogni voto o controllo e da ogni partecipazione all'Ente. Già, le cooperative non sono nemmeno tenute presenti per l'assunzione dei lavori. Il lavoro assoldato è sempre ostico ai regimi.


19007


In cambio si richiede per i funzionari dirigenti la qualifica di esperti, senza definirne la categoria. Questo è un punto che si dovrebbe chiarire, onde levitare la nomina di persone dal passato politico discreditato, le cui candidature sono sulla bocca di tutti. In ogni modo vorrei rammentarvi il vecchio amore per la regione. Non cercate, signori della maggioranza, ora che l'amore è tramontato, di mortificarlo amiche in un consiglio, che riguarda esclusivamente la ragioni.

Ma qui non si arresta la nostra critica obiettiva. Esiste aliterò, che va rilevato. L'Ente non ha controlli, né politici, né tecnici, né giuridico-amministrativi. Non sono per la teoria dell'onorevole Campilli, dell'attività amministrativa incontrollata o dell'attività controllata sostanzialmente e non formalmente. Quando si tratta di gestione di denaro pubblico i controlli sono sempre pochi. Informino i deficit di miliardi di certi enti a gestione un po' libera. La morale individuale e quella collettiva subirono ili passaggio deleterio del fascismo. Il pubblico oggi sospetta di tutti. Voglio rammentare che si tratta di un'amministrazione che dispone di mille miliardi e che avrà facoltà di ordinare lavori pubblici a trattative private. Ciò che oggi si verifica molte pubbliche aste, dove il ribasso è giunto al 55 per cento, dovrebbe illuminare. Lo Stato è preso d'assalto dagli appaltatori con quelle tali «riserve», dove si annida l'indebito lucro. E di fronte alla sempre più crescente marea di ingordigie intorno al pubblico denaro, voi proclamate l'esonero dei pubblici controlli. Non mi si risponda come è stato risposto in sede di Commissione; perché il controllo deve essere non soltanto operante per i conti consuntivi, ma anche e specialmente per i preventivi, onde il controllo parlamentare si rende necessario, inevitabile, assoluto.

Si obietta: il controllo in realtà esiste ed è esercitato dal Ministro competente. Ma potrà questi realmente controllare l'attività economica finanziaria di un Ente importante e complesso come la Cassa del Mezzogiorno? E d'altra parte perché attribuire a Ministri la responsabilità di ratificare — perché non potrebbero fare altro — i conti ed i bilanci della Cassa?


Perché attribuire a questi Ministri la specifica responsabilità dei controlli regolati da leggi antiche e precise, le quali man potrebbero essere mai ignorate e travolte? Piuttosto sembra giusto ed utile studiare quali semplificazioni, quali adattamenti possano essere apportati ai sistemi di controllo in vigorie, onde tali controlli acquistino rapidità e scioltezza istanza perdere di efficacia. Invece non è giusto, né utile che lo Stato, il quale non può agire se non attraverso i suoi organi amministrativi qualificati, dichiari ad un certo momento che questi organi non sonio più adatti a realizzare finii di pubblico interesse e che per realizzare tali fini crei un Ente indipendente.

Lo Stato ha un solo modo per risolvere il problema della rapidità di azione nella esecuzione delle opere pubbliche: non abdicare in mani altrui i suoi poteri e le sue responsabilità. Tanto più che ove si rinunciasse ai controlli indispensabili, la sperata rapidità di azione, di cui molto si discorre, potrebbe soltanto tradursi nella dispersione del denaro pubblico. E il Mezzogiorno resterebbe ancora a guardare. Ma, signori, manca il controllo tecnico.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. C'è il Genio civile.

MANCINI. Alla sua interruzione ha già risposto l'onorevole relatore Romano, che è un tecnico, che raggiunse il vertice della carriera aneli Dicastero dei lavori pubblici, quando indica l'intervento del Consiglio superiore dei lavori pubblici. I collaudi delle grandi opere sono complessi e pericolosi, onorevole Ministro!

Comunque, non rinveniamo i legami che possono permettere il controllo di simili organismi — Genio civile o Consiglio superiore dei lavori pubblici — su di un Ente del tutto indipendente, quasi Stato nello Stato. Si tratta di un Ente costituzionalmente irresponsabile. Invero esiste un articolo della Costituzione — se non erro l'articolo 100 — che fissa i limiti giurisdizionali della Corte dei conti:, la Corte dei conti deve intervenire con il suo controllo preventivo presso tatti gli enti, che hanno una gestione finanziaria. Però ogni intervento di simile genere le è inibito nei rapporti di questo Ente privilegiato.

Esiste il controllo preventivo per ogni piccola spesa nel Ministero dei lavori pubblici, e financo nei Provveditorati, ma per la Cassa del Mezzogiorno, ove sono in giuoco miliardi, il controllo preventivo non è permesso. Libertà di azione.


19008


Ma oltre alla mancanza di controlli, vi è la mancanza di un piano; poiché tale non può essere considerata l'elencazione di opere contenuta nell'articolo 1 della legge. La stessa ripartizione delle somme, fatta dal Presidente del Consiglio il 31 gennaio 1950, non può lontanamente mascherare un piano: 300 miliardi — se sbaglio qualche cifra correggetemi — per la riforma agraria, 450 miliardi per l'irrigazione e le bonifiche, 50 miliardi per la viabilità; quale irrisione, onorevole Romano! Cento miliardi per gli acquedotti: i cittadini di Lucania non han fatto altro che invocare acqua. Cento miliardi per gli acquedotti... quando l'onorevole Caporali, l'altro giorno, parlava con tanto accoramento della mancanza assoluta di acqua in un terzo del nostro paese. Ecco la dolorosa statistica: un terzo dei nostri abituati forniti di acquedotti, un terzo forniti di acquedotti insufficienti, un terzo sforniti del tutto di acqua.

Del resto la ripartizione del Presidente del Consiglio non ha nemmeno un valore indicativo, perché non stabilisce come le somme saranno ripartite fra le diverse regioni ed a quali opere sarà data ila preferenza.

Né potrà obiettarsi che un piano sarà fatto in un secondo tempo, poiché in sede di applicazione della legge esso fatalmente obbedirà a criteri politici.

Si parla, nella legge, di zone e regioni depresse. Questa parola di moda non è di mio gusto. Ora, quali sonno queste zone? Le montante, quelle della pianura? Caratteristiche: il pauperismo, ila disoccupazione, l'analfabetismo, la mortalità, la morbilità, il tenore di vita (è il senatore Canaletti che parla), o invece la presenzia del parlamentane democristiano?

Purtroppo sarebbe necessaria una gerarchia delle zone depresse. Una classificazione sociale, che non è possibile. È possibile soltanto il criterio della necessità e dell'urgenza. Il Presidente del Consiglio, nella sua visita in Lucania, ha visto con i suoi occhi allarmati lo stato miserando di quelle popolazioni, che noi invano avevamo denunciato da questa tribuna.


Per fare un piano si dovrebbe conoscere tutto il Mezzogiorno, e dopo preparato dovrebbe essere collaudato dagli interessati. Del resto una legge, che è tutto un «piano» e non ha un «piano», rappresenta il colmo della contraddizione: quella contraddizione, che è la caratteristica delle leggi speciali del Mezzogiorno.

Ma, onorevoli senatori, in questo disegno di legge manca la certezza del finanziamento, a parte l'insufficienza. Il nuovo indirizzo economico è rivolto verso il potenziamento bellico. Gli Stati Uniti minacciano la mobilitazione economica e noi che nel piccolo — a sentire il Presidente del Consiglio — ne seguiamo la dottrina... pensiamo soltanto ad armarci. Trista sorte del Mezzogiorno'!

In ogni modo auguriamoci che la nuvolaglia passi, altrimenti tutti gli stanziamenti resteranno sulla carta; perché i controlli americani saranno severi, dato l'isterismo bellicista che domina in essi.

Onorevole Campilli, nella legge esiste una lacuna imperdonabile: l'acqua. L'acqua è la nostra forza, lo sto ripetendo sino alla noia. Quei corsi d'acqua potrebbero essere trasformati in potenza produttiva. Ognuno di essi potrebbe essere utilizzato integralmente per acqua potabile, per irrigazione e per forza motrice. In ogni corso d'acqua... il ronzio della turbina, la ruota, vorticosa di un impianto. Energia elettrica dovunque. Saturare tutto il Mezzogiorno. Ecco la parola d'ordine ed il nuovo processo produttivo Ma lei, onorevole Romano — mi rivolgo esclusivamente a lei in questo momento, perché lei conosce le leggi dei lavori pubblici — si dimentica che il patrimonio delle acque è soltanto nella competenza del Ministero dei lavori pubblici, e che esiste una legge, la legge del 1933, n. 1775, che trasferisci dal Ministero dell'agricoltura al Ministero dei lavori pubblici il regime dell'acqua per irrigazione. Allora fu tutto trasferito al Ministero dei lavori pubblici, perché la legge aveva di mira gli impianti elettrici e trascurava l'irrigazione.

Domando perciò come potrà essere rapida l'applicazione di questa legge, come e dove la sua rapidità, se l'acqua per irrigare e trasformare la coltura non è a disposizione di questo Ente?


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Il silenzio della legge sugli impianti idroelettrici, così all'ordine del giorno dovunque e specie meli Mezzoggiorno, è davvero sintomatico. Per me è molto eloquente.

Avreste, signori, fatto molto bene a trovare il modo e la maniera di concedere larghi benefici per disboscare il risparmio degli agrari spingendoli agli investimenti creando così le condizioni per evadere dalla nostra società feudale. Si sarebbe dovuto pensare a questa prospettiva perché l'acqua, la nostra grande e cospicua materia prima avrebbe risolto il problema.

Onorevoli colleghi, questa mia critica ha una ottima riprova. La riprova la offre generosa ed inoppugnabile l'egregio relatore. Voi avete letto la relazione di maggioranza. Vi si leggono ben quindici rilievi, che assumono un'importanza straordinaria per l'autorità dell'autore, per il Iorio inumerò, per il contenuto di essi. L'onorevole senatore Romano è un insigne esperito, che è arrivato all'apice della carriera nel Ministero dei avori pubblici, fu anche Ministro. Egli conosce tutto l'ingranaggio di questi piani di opere pubbliche. È per giunta un calabrese, che ha voluto salvare la sua coscienza. È un democratico cristiano, che avrebbe dovuto lodare la Cassa senza riserve. Il numero dei rilievi, ben quindici, uno più grave dell'altro, ha per me e per chiunque un valore eccezionale. Chi sa leggerci, ci legga. Impoverirli è opera vana!

Onorevole Romano, come potranno questi quindici rilievi essere materia di regolamento? Capisco che loro di maggioranza possono fare miracoli, ma io credo che essi sono di perfetta materia legislativa. Anche lei, onorevole Romano, lo fa capire quando scrive: che, se l'urgenza di approvare la legge non lo avesse preoccupato, i rilievi sarebbero stati tradotti in emendamenti.

La verità gli è caduta, non volendo, dalla penna onesta e intelligente. Questo disegno di legge avremmo dovuto discuterlo più attentamente, più ponderatamente, più tranquillamente. Prima in Commissione articolo per articolo, e poi qui in Senato. Ma voi pressati da interessi di partito e di propaganda lo avete sacrificato alla speculazione.


Voglio infime dire a tutti che io ho letto e riletto il disegno di legge con animo disposto ad approvarlo. Mi sono sforzato a convincermi della sua utilità ed efficienza. Mi sono appellato al grande amore per la mia terra. Non sono riuscito a convincermi. Non lo posso votare e non lo vota nemmeno il mio partito, che ha — come sempre — delegato alla mia coscienza la coscienza sua.

Sarò lieto se i fatti mi smentiranno. Intonerò il mea culpa.

Allo stato attuale, questo elefantiaco strumento — mi piace ripetere la parola del relatore — è un pericolo. Noi vogliamo le strade, gli acquedotti, ile fognature, le bonifiche, l'irrigazione: ma pretendiamo che si sollevi dalla miseria un'immensa classe di sfruttati, che onorano il Paese, dovunque senza chiedere il conto dei sacrifici, del sangue, delle sofferenze, del lavoro.

Non debbo dire altro. Voglio però finire questo discorso non lasciando cadere l'ultima parte della relazione dell'onorevole Romano: laddove l'auspicio patriottico della rinascita del Mezzogiorno viene formulato con nobili parole. Non voglio che queste frasi cadano nel nulla, non voglio che siano ritenute espressioni di retorica. Le faccio mie, ma le allargo, le completo, do loro un contenuto storico, le rendo vive e palpitanti. Vi è un'antitesi ferrea laggiù: dia una parte una grossa borghesia terriera, che ha sostituito la vecchia aristocrazia diventata decorativa, una grossa borghesia oziosa e tradizionalista, nemica idei progresso, reazionaria; e d'altra pante una classe di contadini fino a ieri senza storia, senza idealità, senza speranze. 1 rapporti base tra queste due classi in conflitto, legate a quel suolo come i fogli di uno stesso libro, sono influenzati dalle correnti migratorie, dalla guerra, che ha fatto conoscere ai contadini altri paesi, dai rivolgimenti monetari, dalla coscienza di classe. La quale crea diritti e rivendicazioni che noi socialisti da mezzo secolo indichiamo con la nostra inesausta propaganda, che avrà il suo trionfo al di sopra delle forze sociali retrive.

Non vi accorgete, signori, che è l'ora del contadino? I contadini di Sardegna, di Sicilia, di Calabria, di Puglia, con i loro morti di Melissa e di Torre Maggiore, si legano idealmente e spiritualmente,


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per la comune infinita e secolare sopportazione del più iniquo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ai contadini orientali, che rompono il peso dell'oppressione angloamericana e scelgono, come forma del loro riscatto, il libero lavoro e il possesso giuridico della terra.

Fu Lenin, che raccolse il gridio delle sofferenze di questa plebe; perché vide nel mugik, incurvato sul solco, dal quale trasse miseria per sé e ricchezza per altri, l'artefice della nuova età, il protagonista della nuova storia. Una nuova storia che affratella le nazioni, i continenti, i popoli ansiosi dli uscire dada tragica ispirale idi terrone, di guerra, di bombe atomiche. Una istoria, che ci solleva dall'incubo e dalla angoscia di quelle tali «onde della Corca, che possono infrangersi sull'Italia», per usare la espressione paurosa del Presidente del Consiglio, portandoci in una visione di pace per tutti gli uomini e per tutti i popoli e nella luce di luna civiltà fondata sul lavoro e sulla dignità umana.

Onorevoli colleghi, che seguite la dottrina di Truman e non quella cristiana, ricordatevi che troppo odiamo e soffriamo e che il mondo è pur bello malgrado il pericolo della guerra atomica, e che l'avvenire è sempre santo per tatti i diseredati del mondo. (Vivi applausi da sinistra e numerose congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Grieco. Ne ha facoltà.

GRIECO. Onorevoli colleghi, desidero innanzitutto respingere due posizioni polemiche con le quali i nostri avversari contestano la validità della nostra opposizione a questo disegno di legge. La prima di queste posizioni consiste nell'affermare che la nostra ostilità al disegno di legge deriverebbe da una opposizione preconcetta, aprioristica, ad ogni legge proposta dal Governo o dalla sua maggioranza. Io ho già avuto occasione dì contestare questa posizione polemica, ricordando molti fatti i quali dimostrano che essa non corrisponde alla verità. Noi abbiamo approvato molti progetti di legge presentati dal Governo o proposti da colleghi della maggioranza e credo che continueremo ancora ad approvarne ogni volta che ci parrà che queste proposte siano convenienti agli interessi, quali noi li vediamo, del Paese e delle masse popolari.


La seconda posizione polemica consiste nel ritenere che sia saggio approvare senz'altro stanziamenti di somme per opere di varia natura, secondo il detto che «a caval donato non si guarda in bocca». Ci si dice in questa occasione: voi che sostenete una politica di lavoro, il risorgimento del Mezzogiorno, e proprio voi meridionali — perché la domanda è rivolta in modo più diretto a noi meridionali dell'opposizione — voi vi dichiarate contrari a questa legge! Accettiamo i soldi che ci vengono dati, 100 miliardi annui per 10 anni, prendiamo questi soldi che il Governo ci vuol dare, prendiamoli senza tante sofisticherie, ché certamente non ci faranno male! Noi respingiamo anche questa posizione. La respingiamo in generale, come atteggiamento di fronte a leggi di questa natura, perché ogni prelevamento su danari pubblico deve avere un impiego chiaramente definito, deve soddisfare necessità chiaramente individuate; la respingiamo nel caso che oggi ci interessa, perché il disegno di legge che istituisce la Cassa del Mezzogiorno ha un indirizzo diverso da quello che, d'ora in poi, dovrebbe sempre avere una legge meridionale. Noi non rifiutiamo i miliardi, come si dice, non siamo degli sciocchi. Rifiutiamo questa legge. Se la questione meridionale fosse una questione dì bonifiche, di irrigazioni, di trasformazioni fondiarie, di sistemazione di bacini montani, di viabilità, di acquedotti, di fognature, ecc., è quasi certo, onorevole Campilli, che noi daremmo il voto favorevole a questa legge, pur proponendo ad essa delle modificazioni. Gli è che noi abbiamo una concezione diversa dei problemi del Mezzogiorno, nei quali rientrano, senza dubbio, tutte queste opere e altre, ma secondo la quale la questione meridionale non è innanzitutto una questione di bonifiche, di irrigazioni, ecc., ma è innanzitutto la questione del regime fondiario, dei rapporti di proprietà della terra, dei contratti agrari medioevali che sopravvivono. Voi vedete che non si tratta di una divergenza di poco conto, od occasionale, nata in un momento politico particolare; non si tratta di una divergenza artificiale, ma di fondo.


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In questa nostra Assemblea seggono molti illustri meridionalisti, alcuni dei quali hanno, scritto anche opere pregevoli, che sono servite alla nostra formazione politica. In generale i nostri meridionalisti più seri hanno visto i problemi del Mezzogiorno; spesso li hanno visti anche molto bene, mettendo l'accento ora sull'uno ora sull'altro di questi problemi; ma, secondo noi, essi non hanno visto il problema che li riassume e li spiega tutti, cioè non hanno individuato l'anello principale della catena dei problemi meridionali, afferrando il quale si possono risolvere tutti gli altri: questo anello principale è il regime fondiario. Non vedendo o eludendo il problema essenziale, molti programmi meridionalisti, anche tra quelli più ricchi di indagine e di preziose osservazioni, restano, parziali, incompleti, inesatti. Ancora oggi torniamo a udire e a leggere che le opere decise nel passato per il Mezzogiorno si arenarono per scarsa organicità o incoerenza di finanziamenti. Non metto in dubbio queste deficienze, tanto più sintomatiche, in quanto lo Stato italiano, dall'unificazione fino al 1922, ha avuto forse, un maggiore numero di dirigenti meridionali che settentrionali; e un gran numero di uomini di Governo di prima grandezza provenivano dalle deputazioni meridionali. Però neghiamo che il fallimento di queste opere del passato, decise per il Mezzogiorno, con numerose leggi speciali, sia dipeso innanzitutto da queste cause, e che queste siano state accidentali. La spiegazione non è sufficiente, non è convincente. La spiegazione deve essere trovata altrove. Non possiamo dimenticare, onorevoli colleghi, che la grande proprietà fondiaria meridionale, avversa in generale all'unità nazionale, saldò ad un certo momento un compromesso politico con le classi dirigenti del nord, attorno alla monarchia, e questo compromesso politico lo fece pagare alle popolazioni meridionali. I grandi proprietari fondiari difesero il proprio privilegio sociale e politico sulle spalle delle popolazioni meridionali, in cambio di un lealismo (del resto abbastanza dubbio alla prova) verso lo Stato unitario e le esigenze che lo Stato Unitario poneva. È questa classe fondiaria meridionale che ha impedito ogni seria trasformazione del Mezzogiorno, che ha fatto vivere i nostri contadini come tribù di congolesi.


È una classe parassita, onorevole Campilli, è una classe pigra, gretta, avida, chiusa ad ogni slancio di progresso, buona guardiana dei suoi privilegi, anzi feroce guardiana, che ha trovato l'appoggio necessario nella borghesia settentrionale la quale aveva interesse che questi baroni e princìpotti e galantuomini meridionali tenessero incatenati ì «cafoni» con le catene della miseria, dell'ignoranza e della persecuzione. Noi disprezziamo questa classe e, come democratici meridionali, la odiamo. E mentre, da buoni marxisti, siamo in grado di apprezzare l'apporto notevole che la borghesia ha portato alla civiltà del mondo e anche al progresso del nostro Paese, copriamo di disprezzo questa classe di grandi proprietari parassiti che dovranno essere e saranno, onorevoli colleghi, spazzati via dalla faccia della nostra terra. Essi hanno sempre preso, non hanno mai dato. Hanno preso con leggi straordinarie, hanno preso con il dazio sul grano, con i sovvenzionamenti statali, con i contratti di rapina e in altre forme. Hanno succhiato il sangue, goccia a goccia, dalle vene dei nostri contadini; hanno messo le loro clientele ai Comuni, a propria difesa, per mantenere la nostra gente nella miseria; hanno temuto la scuola (ricordiamoci l'inchiesta Sonnino Franchetti), perché il sapere è rivoluzionario. Avevano bisogno di schiavi ed hanno coltivato la schiavitù moderna, con l'appoggio dei governi che essi servivano. Sono stati borbonici e savoiardi, crispini e anticrispini, giolittìani e salandrini, fascisti, nel ventennio, quando i loro privilegi vennero garantiti. Furono monarchici il 2 giugno e, se non erro, onorevole Campilli, il 18 aprile divennero democristiani o si allearono comunque ai democristiani. Essi hanno il monopolio terriero, hanno ì loro tentacoli nelle banche, nelle società elettriche, hanno nelle mani i consorzi di bonifica, premono sui Comuni, influenzano la pubblica autorità la la forza pubblica, danno il loro tono alla società meridionale attraverso i giornali che esprimono i loro interessi, attraverso la burocrazia, attraverso la magistratura.


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Molte figliole di famiglie appartenenti alla classe fondiaria si onorano di diventare spose di magistrati. I proprietari fondiari penetrano in tutte le specie di Commissioni che esistono; e l'onorevole Segni perde il tempo ad indagare, per vie false, sul fallimento di molte Commissioni per l'assegnazione di terre incolte o insufficientemente coltivate. Egli deve sapere la verità sul funzionamento di queste Commissioni. Ora, se non si spezzano i tentacoli di questo polipo, se non si distrugge il polipo colpendolo nei suoi gangli vitali la proprietà terriera, il feudo, la baronìa — voi non risolverete nulla, la questione meridionale resterà insoluta.

Voi partite, invece, dalia concezione di un Mezzogiorno «unico». È una concezione falsa questa dell'unità degli interessi meridionali. Di qui nascono molti errori. Un Mezzogiorno di questo genere non esiste. I primi nemici del Mezzogiorno non sono nel nord, ma nel Mezzogiorno stesso. Il meridionalismo indiscriminato è un meridionalismo furbesco, antinordista. dei reazionari delle nostre regioni. È un meridionalismo infido. Noi non cadremo nella trappola.

Ecco perché domandiamo a chi va il beneficio di questa legge. Sa parlassimo di un Mezzogiorno astratto non sentiremmo l'esigenza di porre una domanda simile. Ma noi partiamo da un Mezzogiorni concreto, definito da determinati rapporti e che conosciamo. Abbiamo il doverne di porte questa domanda: perché, permanendo l'attuale struttura meridionale, il beneficio di questa legge va soprattutto ai gruppi che detengono i monopoli terrieri o industriali? Non c'è bisogno di darne a voi fa dimostrazione. Voi sapete molto bene che il carattere di una società è dato a questa società dal carattere della classe dominante. Ma, dunque, noi non avviamo, come si dice, a soluzione il problema meridionale, non facciamo alcun passo verso la soluzione del problema meridionale, non affrontiamo «in modo nuovo ed organico» la questione meridionale. No, noi consolidiamo gli attuali rapporti giacché se le opere indicate all'articolo primo di questa legge fossero condotte a termine, esse non comincerebbero a far uscire i braccianti calabresi o lucani o siciliani dal loro stato, ma rafforzerebbero la potenza politica ed economica della grande proprietà.


I braccianti restano braccianti, i contadini poveri restano contadini poveri e i grandi proprietari fondiari restano grandi e restano parassiti e i monopolisti della terra e dall'industria conservano i loro monopoli. Io avverto dallo sguardo dell'onorevole Campilli una sua obiezione: la riforma agraria — mi par che dica l'onorevole Campilli — la riforma agraria c'è. Sta per terminare la discussione alla Camera dei deputati sulla riforma agraria del Governo, e gli dei maligni del nostro Senato vorrebbero presentarcela anche a noi, su un piatto d'argento, in questo scorcio di lavori parlamentari. Debbo ritenere che voi conosciate il progetto fondiario del Governo. Esso non cambia la struttura della società meridionale, non modifica i rapporti sociali esistenti, anzi li aggrava. Ed il fatto che una parte della grande proprietà sia avversa a questa riforma, non è una prova della efficacia sociale della riforma stessa, bensì è una prova della sua grettezza, della grettezza di una classe che non vuol dar nulla, che è attaccata ai suoi privilegi come l'ostrica allo scoglio. Dovrà essere estirpata dal Mezzogiorno come sì strappa l'erba maligna dai campi. Ma non è certo la riforma del Governo la strada per arrivare a quest'opera di sana chirurgia sociale. I cambiamenti di struttura e dì rapporti sociali, nel rettore fondiario, vogliono dire mutamenti del peso reciproco e dei rapporti tra le classi sociali. Senza mutamento di rapporti non c'è riforma sociale. I cambiamenti di struttura vogliono dire che la grande proprietà parassitaria, dopo la riforma, non dovrà esistere più e non potrà più ricostituirsi. Altrimenti non c'è riforma sociale, ma solo una legge agraria. Abbiamo tante leggi agrarie che non sono riforme sociali. I cambiamenti di struttura vogliono dire che si crea nelle campagne un largo strato di contadini stabili, individuali o associati, vogliono dire che è stato dato un impulso all'impresa agraria, al capitale agrario. Ora, la legge fondiaria del Governo non si propone questi obiettivi. Essa tende, a condizioni del resto difficilmente sopportabili per i contadini da ammettere alla proprietà, tende a creare uno strato ristretto di contadini stabili, senza colpire seriamente la grande proprietà, ed aumentando il numero dei braccianti i quali, dopo la riforma del Governo, avranno minori possibilità di oggi di trovare un lavoro terriero.


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Io non debbo parlare della riforma fondiaria; e il fatto che non posso addentrarmi nella materia. rende meno chiaro quello che sto dicendo. Al centro della riforma fondiaria del Governo c'è intenzione di creare un fondo terriero dal quale prelevare delle terre da assegnare ai contadini per la creazione di poderi, dai quali muovete verso la proprietà. Ma per fare questa operazione, per mettere a posto da 150 a 200 mila contadini, bisogna mandar via molte centinaia di migliaia di contadini che oggi lavorano la terra a contratto. Così non solo si aumenta il numero dei braccianti, ma si rende più difficile la sorte idea braccianti in generale. Mi pare che il Governo, il quale vede, ritengo, questa prospettiva, voglia affrontarla precisa mente con i lavori previsti nel programma della Cassa del Mezzogiorno. Questi lavori (che non sappiamo quante unità lavorative impiegheranno e per quante ore di lavoro) verrebbero a compensare, in una misura molto modesta. il minor lavoro agrario individuale conseguente alla riforma fondiaria del Governo. Si osserva che questi lavori incrementano l'attività economica in generale e che essi debbono essere visti anche in funzione dello sviluppo dell'industrializzazione del Mezzogiorno, per la quale sono stati previsti e presi dei provvedimenti. Io non voglio essere più meridionale di quanto sia nella realtà; voglio, cioè, ancora continuare, fino alla fine dei miei giorni, a combattere in me stesso lo scetticismo dei meridionali, che deriva loro da un lunga storia di disillusioni e di sciagure. Ma, onorevoli colleghi, quando si parla sul serio di industrializzazione del Mezzogiorno bisognerebbe incominciare a impegnarsi a difendere le industrie che già esistono nel Mezzogiorno e nelle isole, a Napoli, a Taranto, a Bari, nella Sardegna, nella Sicilia e nelle altre regioni meridionali. Voi conoscete lo stato delle industrie meridionali e le prospettive di queste industrie; conoscete le intenzioni di smobilitazione per alcune di esse, tra le più importanti. Come si conciliano questi fatti con le promesse di un'industrializzazione del Mezzogiorno? Sviluppare l'industrializzazione nel Mezzogiorno deve significare aggiungere alle industrie esistenti nuove industrie, comprese le industrie legate all'agricoltura. Mi pare evidente.


Ma se voi volete assicurare un successo a questo programma, dovete sviluppare anche il mercato meridionale, e per sviluppare il mercato meridionale dovete elevare il livello medio di vita delle nostre popolazioni, innanzitutto dei contadini, che formano la massa fondamentale della nostra popolazione. Altrimenti all'industria mancherà la sua prima base. Ecco, dunque, come si sposane, nella nostra concezione, la riforma del regime fondiario meridionale e l'industrializzazione del Mezzogiorno. L'una ha bisogno dell'altra. Allora sì che abbiamo un incremento dell'attività economica meridionale, allora sì che possiamo avviare a soluzione i problemi del Mezzogiorno.

I lavori pubblici non sono la causa dell'incremento economico, ne sono la conseguenza, che a sua volta interviene a sollecitare un incremento economico ulteriore. Non crediate, onorevoli colleghi, che le opere pubbliche create nelle regioni più progredite del nostro Paese siano state la causa dell'incremento economico di queste regioni. No, non fu così. Fu lo sviluppo economico che creò l'esigenza di canali, di scuole, di ospedali, di tutte le attrezzature che formano la civiltà. Si dice che vengono costruite delle case a Matera. Va bene. Ma credete voi che i cavernicoli del Sasso le andranno ad abitare? No, non potranno andare ad abitarle, perché non avranno i soldi per pagare l'affitto. Questo ragionamento non è superficiale, demagogico. Demagogico è il linguaggio dì chi non vede o non vuole vedere la questione essenziale dei Mezzogiorno e promette il raggiungimento di obbiettivi che non potranno essere raggiunti nelle condizioni sociali esistenti nel Mezzogiorno.

L'onorevole Campilli, se non erro, alla Camera, polemizzando con oratori di nostra parte, ha detto: «Voi qui ponete una sorta di pregiudiziale strutturale, che non avete avanzati difendendo il Piano del lavoro della Confederazione generale del lavoro. Questa sarebbe una nuova prova di una opposizione aprioristica, preconcetta, ad una iniziativa del Governo».

Questa osservazione merita una risposta.

In primo luogo il Piano del lavoro fu elaborato in una fase di preriforma agraria.


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Forse non tutti i colleghi ricordano questa formula che noi abbiamo adoperato fino a qualche mese fa; la ricordano quei colleghi che in modo più diretto e continuativo si occupano dei problemi dell'agricoltura. Si riteneva, cioè, che alla riforma fondiaria si sarebbe arrivati attraverso provvedimenti particolari interessanti zone particolari. Ed infatti, se non mi sbaglio, il Piano del lavoro prevedeva anche un certo modo di far pagare ai proprietari fondiari le opere di trasformazione effettuate sui loro fondi coi danari della collettività: pagamento in equivalente di terre bonificate e trasformate, da trasferire ad un Ente e da questo a contadini senza terra. In altre parole, si proponeva una misura iniziale di carattere strutturale, sebbene questa misura non comportasse una profonda incisione nella struttura agraria esistente. Nello stesso tempo il Piano confederale contiene la riforma dei consorzi di bonifica e la loro democratizzazione. Erano queste delle misure di preriforma. Oggi convengo che questa parte del Piano del lavoro dovrebbe essere riveduta per adeguarsi alla nuova situazione che verrà a crearsi dopo che sarà varata la riforma fondiaria del 'Governo.

In secondo luogo il Piano del lavoro, come l'onorevole Campilli sa, perché lo ha studiato attentamente, è fondato su tre pilastri fondamentali, il primo 'dei quali è la nazionalizzazione dell'industria elettrica. Questa è una premessa strutturale, e questa premessa si spiega. L'industrializzazione del Mezzogiorno (sono completamente d'accordo su questo punto con il senatore Mancini) non può trascurare il problema energetico, il quale è la condizione di ogni industrializzazione e della industrializzazione agraria e della elettrificazione delle nostre campagne del Mezzogiorno. Il regime monopolistico attuale dell'energia meridionale non è propizio, onorevole Campilli, a nessuna industrializzazione.

In terzo luogo (e su questo» punto ritornerò dopo perché è di grande importanza) il Piano del lavoro, per la entità degli investimenti previsti (700-800 miliardi e più all'anno), per la sua durata raccorciata (di tre o quattro anni), per il modo 'dà reperire i mezzi finanziari e per la partecipazione dei lavoratori alla elabora razione ed alla direzione esecutiva del Piano, esige un diverso orientamento economico e politico generale.


Da un punto di vista puramente tecnico, si possono fare numerosi piani, buoni o cattivi, e che non hanno nessuna conseguenza. Il valore di un piano come quello del lavoro non è tanto, secondo me, nei suoi aspetti tecnici, quanto nell'orientamento che esso determina, nell'orientamento che con esso viene dato agli investimenti, nella costrizione su cui si basa e si regola il reinvestimento o l'investimento di una parte dei profitti e del risparmio, col controllo delle forze del lavoro. Si determina in questo modo una mobilitazione psicologica di massa, che è tanta parte del successo dì un piano di questa natura.

Ma è soprattutto per questo che il Governo non lo ha accettato e non poteva accettarlo; ed è anche per questo che la Cassa del Mezzogiorno non è «il piano del lavoro» del Governo, come si vuol far credere, ma è un modo di presentare e di gestire determinati investimenti ordinari (ed io sono obbligato a giustificare questa espressione) che potevano' benissimo essere previsti nel bilancio ordinario della spesa.

Ma allora, mi si dirà, voi siete contro queste opere, voi negate l'importanza di queste opere. No, signori, queste opere le riteniamo indispensabili ed urgenti. È indispensabile ed urgente dare acqua ai comuni del Mezzogiorno, costruire fognature, acquedotti, strade, fare lavori di bonifica e di trasformazione. È indispensabile venire incontro allo stato dì mise ria delle popolazioni meridionali, con una politica di lavori. Noi vogliamo ristabilire le proporzioni reali di questo disegno di legge, di fronte al Senato e di fronte alle popolazioni meridionali. E questo perché la propaganda, onorevole Campilli, che soverchia dì molto la statura del disegno di legge che discutiamo (e non solo la propaganda del partito dirigente del Governo, ma persino la propaganda che si insinua nelle relazioni parlamentari al disegno di legge), va dicendo che con questa legge si «avvia a soluzione» la questione meridionale, «si fanno i primi passi» verso questa soluzione. Non è vero, onorevole Campilli: ecco quello che vogliamo dire con la nostra opposizione. Non è vero per l'impostazione politica del disegno di legge, non è vero per la entità degli stanziamenti, non è vero per la aleatorietà delle fonti Idi finanziamento.


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Ecco il secondo punto del nostro dissenso: l'entità degli stanziamenti, la aleatorietà delle tonti di finanziamento. Data la mole dei compili assegnati alla Cassa, ne consegue che i cento miliardi annui stanziati debbono suddividersi per provvedere, in una certa misura, a ciascuno di questi compiti. Ferme restando il dividendo, se aumenta il divisione, il quoziente diminuisce e, nel caso che ci interessa, questa conseguenza aritmetica ha conseguenze pratiche molto importanti. Non sarei fautore della diminuzione del divisore, cioè dei compiti, come propongono anche alcuni colleghi della maggioranza; sarei fautore della diminuzione del dividendo. È questa, evidentemente, una posizione subordinata alla linea di opposizione generale alla legge ed ha anche un senso tutt'altro che demagogico. L'efficacia di un piano, ai fini di ottenere rapidi cambiamenti qualitativi nella situazione economica, è data anche dalla mole degli investimenti nel tempo più breve possibile. Un piano decennale è troppo diluito. Sono preferibili due piani quinquennali, o tre biennali, determinando i piani successivi ai primo in base ai cambiamenti che si sono già ottenuti. Il colpo di ariete, insomma, va dato al primo dei piani, di durata relativamente breve e con interventi massicci che provocano lo choc capace di creare una situazione nuova, alla quale si adegueranno i piani successivi, in modo concreto. Se non si determina questo choc, non si hanno cambiamenti qualitativi.

Siamo perfettamente persuasi che questo choc non può verificarsi nel Mezzogiorno soltanto con interventi massicci nel primo piano breve e che occorrerebbero anche serie misuri di ordine sociale, soprattutto nel campo fondiario, ma pure nel campo dei monopoli industriali. Ciò nonostante il colpo di ariete degli investimenti nel primo piano breve, determinando una nuova situazione, permetterebbe di vedere in modo' nuovo i compiti successivi, offrendo anche nuove possibilità ai successivi stanziamenti. È chiaro però che questo modo di concepire il piano domanda un diverso orientamento politico' e della politica economica statale in generale — una politica economica rivolta innanzi tutto ad incrementare il mercato interno, ad aumentare la richiesta di beni strumentali e di prodotti di largo consumo da parte del Mezzogiorno, ad elevare, cioè, il livello economico e il reddito medio della popolazione del Mezzogiorno — e della popolazione italiana in generale.


Nessun piano di investimenti statali avente come mira l'incremento produttivo può essere avulso dall'insieme dell'economia nazionale. Ecco perché i piani di ricostruzione o di edificazione nei paesi ad economia pianificata sono piani integrali e sono leggi dello Stato. Naturalmente non domando ai miei avversari di accogliere i principi e la pratica dell'economia pianificata, però ho il dovere di dirvi che nessuna pianificazione può reggere indipendentemente dagli orientamenti politici ed economici generali.

Tutti questi motivi insieme contengono già una critica dal finanziamento proposto per la Cassa del Mezzogiorno. Ma vorrei un po' scendere al particolare su questa questione. Sull'insieme dei 1.000 miliardi stanziati, circa un terzo proviene da prelevamenti sui fondi E.R.P. e Interim-aid. I due altri terzi sono stanziamenti sul bilancio del Tesoro, particolarmente iscritti in bilancio dal terzo al decimo anno del cosiddetto piano. Se consideriamo i due primi anni di finanziamento della Cassa vediamo, però, che per il primo anno le fonti di finanziamento provengono per i due terzi dai fondi speciali; per il secondo anno i fondi speciali intervengono per i tre quarti della spesa preventivata. Per essere più precisi, i finanziamenti sui fondi speciali sono di 66 miliardi e mazzo su 100 nel primo ampio; di 68 miliardi su 100 nel secondo anno. Dei 66 miliardi provenienti dai fondi speciali per il primo anno 42.650.000.000 circa sono travasati passando alla Cassa una quota degli stanziamenti previsti dalla legge 23 aprile 1949. Mi pare con questo, onorevole Campilli (lo dico tra parentesi) che la legge 23 aprile 1949 debba considerarsi abrogata, assieme a tutti gli impegni che essa comportava, alcuni dei quali erano di ordine nazionale. Non si può infatti trasferire meccanicamente alla Cassa l'esecutorietà della legge 23 aprile 1949, prima di tutto perché questa legge assumeva alcuni impegni di ordine nazionale e in secondo luogo perché la Cassa non può ritenersi vincolata agli obblighi e agli stanziamenti particolari stabiliti in quella legge. Ma questi 42.650.000.000 esistono veramente? Lei ci ha assicurato di sì, onorevole Ministro.


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Ma se esistono, perché (smisi la domanda indiscreta fatta m assenza del Ministro Segni) perché il Ministro dell'agricoltura non ne ha avuto la disponibilità dal 3 maggio 1949, data della pubblicazione della legge, e non vi ha attinto largamente per dare esecutorietà alla legge stessa della quale egli era l'esecutore? Il Ministro Campilli ci assicura che questa somma esiste e non abbiamo motivi per contraddirlo, dato il riserbo che viene mantenuto sull'utilizzazione (cioè sull'impiego effettivo) degli stanziamenti effettuati sul fondo E.R.P. Ma dei 66 miliardi provenienti per il primo anno dai fondi speciali, ce ne sono 24 provenienti dal fondo Interim-aid. Anzi, da questo fondo è previsto anche un prelievo di altri 18 miliardi per il secondo anno. Allora vorrei domandare al Ministro Campilli di risolvermi questo problema. Al 31 dicembre 1949 il fondo Interim-aid non era maggiore di 1415 miliardi. Da 1415 miliardi a 42 miliardi circa vi è una differenza, all'ingrosso, di 30 miliardi. Come si colmerà questa differenza? Mi pare che il Ministro 'Campilli — l'ho tetto sui giornali sui quali spesso si scrivono cose inesatte...

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Anche delle verità.

GRIECO.... in una intervista avrebbe risposto la questa obiezione affermando che, sie questa fonte non sfarà sufficiente, si provvederà a colmare il vuoto con i mezzi di tesoreria. Tanto varrebbe dirlo subito per non creare illusioni. Giacché il prelievo di 42 miliardi sul fondo Interim-aid è in gran parte illusorio, fin dal primo anno di gestione della Cassa. Per il secondo anno è previsto un prelievo di 50 miliardi sul fondo E.R.P. Anzi, sul fondo E.R.P. sono previsti ulteriori prelevamenti fino alla chiusura del conto stesso. Ma qual'è la consistenza reale di questo fondo E.R.P.? Esso è come una scatola cinese o come il cappello del prestigiatore da cui escono ogni sorta di meraviglie. Sappiamo che sono mancati a questo fondo gli afflussi previsti per finanziamenti alle importazioni, mentre buona parte del fondo lire è servito alla Banca d'Italia per finanziare l'acquisto di valuta da parte dell'Ufficio cambi. D'altra parte 100 miliardi del fondo lire sono stati già stanziati per importazioni di macchinario.


Il Ministro Campilli ha affermato dinanzi alla nostra Commissione speciale che disponibilità da questo fondo ci sono e ci saranno. Bene, ma questa affermazione è sufficiente per ì colleghi della maggioranza, che hanno l'obbligo di aver fiducia nel Governo. Noi non abbiamo lo stesso obbligo. E, a parte ogni altra considerazione, non abbiamo motivi per accettare per buona la affermazione del Ministro, che nella migliore delle ipotesi è troppo soggettiva.

Aleatoria è anche l'altra fonte, quella dei crediti di capitali e interessi spettanti allo Stato sia in dipendenza dei finanziamenti concessi o da concedere ad'I.M.I. per l'acquisto di macchinari da parte di privati, sia in dipendenza degli altri finanziamenti che lo Stato consentisse a privati sul fondo E.R.P. Non so se questi macchinari arrivino sul serio, nella misura concessa. Ma ho letto in questi giorni che l'America non intende più dare a credito i macchinari. Se fosse così non credo che gli industriali comprerebbero più le macchine o per lo meno non le comprerebbero in grande misura. D'altra parte la politica americana di armamento e di riarmo dei Paesi atlantici porterà profonde modificazioni negli stessi congegni del Piano Marshall, e nella utilizzazione degli eventuali fondi speciali. È verosimile, voglio dire, che questi fondi saranno destinati al pagamento delle armi americane o reinvestiti nella fabbricazione di armi. Ma allora, se è così, le ipotetiche disponibilità fondate sui conti E.R.P., anche per i primi due anni, svaniranno e svanirà l'impiego dei capitali e interessi dei prestiti per l'acquisto di macchinari, che verranno a mancare. In tal caso, tutto il piano della Cassa, anche per i primi due anni, sarebbe sconvolto.

Non è fuori luogo sottolineare la impossibilità di discutere questa legge, ed i finanziamenti che essa prevede, senza tener conto della politica di riarmo e dei motivi che la determinano. In generale nessuna riforma o provvedimento di ordine sociale, specie con effetti a lunga scadenza, è compatibile con una politica di armamenti o di guerra. O si fa una politica di riforme sociali o si fa una politica di guerra. Tra le due non c'è compromesso possibile, non c'è stato mai, non può esserci.


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Se ci si avvia sui binari del riarmo, anche gli stanziamenti previsti nel bilancio del Tesoro sono assolutamente precari e incerti. 0 il 'Governo è deciso a stampigliare nuovi biglietti? Pericolosa via questa, onorevole Campilli; anzi, più che una via, sarebbe un cui di sacco, nel quale questi stessi stanziamenti perderebbero ogni senso ed ogni valore. Perché, allora, ipotecare il futuro? Chi si vuol ingannare? Che senso ha tutto questo? Un senso propagandistico attuale, probabilmente. È una vanteria propagandistica, e se è così è una vanteria imprudente.

Questa legge è chiamata straordinaria: «Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale» è il titolo della legge. Perché straordinaria? Per la mole delle opere, per la somma stanziata? No, 100 miliardi di opere quali quelle indicate nell'articolo primo non sono una somma straordinaria. Se sommate gli stanziamenti di bilancio per gli stessi scopi indicati dall'articolo primo della legge, fatti prima della guerra ed anche negli ultimi anni, ed anche dal Governo cui ella appartiene, nel Mezzogiorno (io parlo di stanziamenti e non di spese effettive) voi avete una somma non lontana dai 100 miliardi di lire attuali. Se consultiamo ì bilanci del Ministero dell'agricoltura, dei lavori pubblici, del lavoro, dell'industria, della Presidenza del Consiglio, degli interni, nelle parti ordinaria e straordinaria, e quelli sulla utilizzazione dei fondi Interim-aid ed E.R.P., voi vedrette che anche negli ultimi anni gli stanziamenti per il Mezzogiorno, agli stessi titoli di quelli previsti all'articolo primo, non sono lontani dai 100 miliardi. Ripeto, parlo di stanziamenti e non di denaro realmente speso. Oppure le opere previste dalla Cassa sono straordinarie perché vanno ad aggiungersi a quelle ordinarie previste nei bilanci dei Ministeri dell'agricoltura, dei lavori pubblici, del lavoro, ecc.? No, non è così. Infatti, questi bilanci hanno tagliato proprio là dove comincia la competenza della Cassa e del Fondo per le opere straordinarie per l'Italia centronord. Il bilancio dell'agricoltura è stato portato a 24 miliardi e mezzo, dei quali 6 destinati al personale, 17 comprendenti registrazioni contabili per opere già fatte o in via di compimento ed un miliardo e 600 milioni per i servizi dell'agricoltura.


La differenza tra 37 miliardi (a tanto ammontava il bilancio dell'agricoltura nell'esercizio precedente) e i 24 miliardi e mezzo di quest'anno, cioè 12 miliardi e mezzo, è sparita ed io credo che sia idealmente andata a finire nella Cassa del Mezzogiorno. Lo stesso esame può farsi sul bilancio dei lavori pubblici. Allora le spese straordinarie della Cassa non sono, dunque, aggiuntive alle spese ordinarie, ma sostitutive delle spese ordinarie. Di straordinario c'è il criterio di finanziamento della legge e c'è il modo di gestire i fondi. Alla nostra critica del criterio di finanziamento ci è stato domandato: ma voi dove trovereste i mezzi? La domanda, a prima vista, sembra una naturale ritorsione. Però è impossibile rispondere a questa domanda se non si tenga presente che la finanza è uno strumento della politica e che ogni politica ha la sua finanzia. Non c'è una finanza in astratto, salvo nei libri di scienza delle finanze che hanno, tra le loro caratteristiche, quella di non avere nessuna corrispondenza con la realtà. Noi concepiamo gli investimenti produttivi come parte integrante di un piano organico nazionale, che ravvivi tutto l'organismo economico e nell'esecuzione del quale il Governo intervenga con tutti quei controlli e quei provvedimenti che la situazione richiede, a cominciare dalla politica dei prezzi. L'onorevole relatore di maggioranza paventa un simile indirizzo, che probabilmente considera una «faziosità ideologica». Ma allora è impossibile uscire dalle secche nelle quali lo stesso finanziamento della Cassa verrà a trovarsi. Così pure è necessario un controllo dei monopoli interni e anche dell'azione dei monopoli esterni sulla nostra economia nazionale; e nel caso della elettricità, come ho detto, è necessario giungere anche alla nazionalizzazione. Senza il controllo dei monopoli ogni piano è turbato e destinalo a fallire. In terzo luogo è necessario abbandonare i piani di riarmo che dissanguano il Paese e ne esauriscono le magre risorse. In quarto luogo è necessaria una politica che assicuri la partecipazioni dirigente dei lavoratori alla vita economica del Paese, A questa condizione il finanziamento di un piano più breve, più intenso, può essere garantito.


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Io non devo qui fare un programma di finanziamento: sarebbe anche sciocco che io pretendessi di farlo, ma credo che a queste condizioni è possibile reperire i mezzi per un piano intenso e breve, massiccio, con interventi massicci. E evidente che questa mia risposta comporta un'altra politica. lo dirò senza altro che ogni piano organico comporta una politica diversa dall'attuale. Diversamente non si può parlare di un piano vero e proprio, ma di investimenti ordinari stralciati dai bilanci ordinari, basati su stanziamenti precari e incerti e disciplinati, per l'esecuzione, da una legge speciale e da uno speciale organismo. Questo è, in sostanza, il significato economico-tecnico della legge che discutiamo.

Il terzo punto di dissenso verte sull'organo per l'espletamento dei compiti assegnati dalla legge. Non insisterò molto su questo punto, perché mi pare che l'onorevole Mancini, poco fa, lo abbia trattato ampiamente. Parecchi colleghi di maggioranza nella Commissione speciale si sono stupiti della nostra avversione a questo organo. La nostra opposizione alla Cassa è della stessa natura della nostra opposizione all'impostazione politica della legge. So che nell'altro ramo del Parlamento uomini non di nostra parte hanno espresso perplessità ed anche motivi di avversione per questo «organismo speciale». Da parte nostra l'opposizione alla Cassa nasce dalla considerazione che essa, messa fuori dai controlli ordinari dello Stato, possa cadere, e cadrà, sotto il controllo dì quei gruppi sociali monopolistici del Meridione che saranno i principali beneficiari di questa legge. La nostra opposizione quindi ha una coerenza nelle sue parti. Si è detto, e l'onorevole Zampilli lo ha ripetuto dinanzi la Commissione, che c'era bisogno di un organismo serio ed agile. Noi abbiamo osservato: create allora un'azienda autonoma statale, in tal modo potrete procurarvi un organismo snello ed agile non esente dai controlli statali normali. Ed abbiamo detto ancora: guardate che i fini della legge sono fini statali anche se hanno conseguenze privatistiche e questi fini debbono essere perseguiti con mezzi esclusivamente statali.

La nostra disputa su questo punto pone un problema di enorme importanza che dovrà essere affrontato, anche fuori di qui, in trattazioni ed in scritti.


L'onorevole Ministro conviene — e con insistenza ha convenuto — che lo Stato moderno si compenetra sempre più con l'economia e diventa sempre più un organo politico ed economico insieme. Si, lo Stato liberale ha cessato di esistere (e me ne dispiace molto per i nostri colleghi liberali) in tutti i Paesi, anche in Inghilterra, anche in America, e non da ora. Ma questo fenomeno delle società moderne comporta un'organizzazione dello Stato adeguata ai nuovi compiti, non comporta la delega dello Stato, ad organismi extra statali, di una parte? delle proprie funzioni. Vi è una contraddizione, onorevole Campilli, in quest'atteggiamento: da un lato si riconoscono le nuove funzioni dello Stato nell'economia, dall'altro si raccomanda una rinuncia grave, che non era ammissibile neanche nel vecchio Stato liberale, delegando ad organi extra i parte delle funzioni statali. Giacché questo Stato liberale, pur concettualmente negando lo Stato come organo economico, non delegò mai a nessuno una parte sola delle funzioni statali. Il denaro della collettività nazionale deve essere amministrato gelosamente dallo Stato: questo ci hanno insegnato i vecchi liberali. E credo che il loro insegnamento valga tuttora ed anche credo possa servirci per l'avvenire. Per cui l'esortazione fatta in Commissione da un collega, facciamo l'esperimento della Cassa perché questo esperimento ci potrà essere utile nella ricerca di una forma nuova di organizzazione statale, noi non possiamo accoglierla, perché per questa via noi andremmo verso la disintegrazione dello Stato, proprio nel momento in cui si sente vieppiù il bisogno che lo Stato sia presento nella vita economica del Paese.

Onorevoli colleghi, si sente parlare molto di piani: ma un piano presuppone una determinata organizzazione di Stato e questa organizzazione di Stato non è quella cui dovrebbero dare inizio esperimenti simili a questo della Cassa del Mezzogiorno. Organi quali la Cassa del Mezzogiorno diventerebbero centri e strumenti di interessi particolaristici, staccati dai controlli normali statali, ma usufruenti del denaro della collettività nazionale. Come si giustifica un tale privilegio? Si è osservato che i controlli statali normali sottopongono gli atti del Governo a procedure lunghe e complicate.


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È vero. Ma si snelliscano allora le procedure dei controlli! Noi siamo disposti ad esaminare ed accogliere qualunque proposta sia fatta in questa direzione dal Governo. Ma non si possono evitare i controlli per correggere le complicate procedure. Tanto più quando si ha a che fare con una organizzazione che ha numerose ed ampie facoltà, che amministra la parte più cospicua della spesa pubblica nel Mezzogiorno, e che di fatto viene a determinare, in larga misura, le vicende della nostra economia meridionale, anche (per la vasta rete di affari che attorno ad essa si verrà a creare. L'onorevole Ministro ha affermato che con questa innovazione della 'Cassa si è evitata la procedura del controllo, ma non il controllo sostanziale. Non sta a me, profano del diritto, di intavolare una discussione intorno a questo asserto dell'onorevole Ministro, che però, a lume di naso, mi pare degno di una disputa. Né vorrei solo apparire un conservatore, uno zelatore del vecchio diritto, perché questo mi riempirebbe di orrore e di raccapriccio. Però una procedura bisogna pure seguirla, ci vuole, non si può evitare: il diritto senza procedura non esiste, la procedura è parte e sostanza del diritto. Sto forse bestemmiando, onorevoli colleghi? 'In questo campo sono un famoso bestemmiatore, ne convengo. 0 sto infilzando dee fanfaluche? Vi prego di dirmelo.

La questione è un'altra: bisogna adeguare le procedure alle nuove esigenze, ai tempi nuovi. Ma non può esserci una vacanza delle procedure, che creerebbe un precedente pericolosissimo.

E poi, in che' cosa consiste il controllo sostanziale, di cui parla il Ministro? Vediamo. Innanzi tutto chi è che fa i piani? L'articolo 1 dice che i Ministri dell'agricoltura e delle foreste, del tesoro, dell'industria e del commercio, dei lavori pubblici, del lavoro e della previdenza sociale, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio dei Ministri o di un Ministro all'uopo designato dal Consiglio dei Ministri, formulano un piano generale per la esecuzione, durante il decennio 195060, di opere straordinarie... Questo Comitato di Ministri, a quanto pare, prepara un piano decennale di opere; ma è esso davvero un piano, diviso in dieci piani annuali, o non è invece un elenco sommario di opere e quindi non un piano vero e proprio?


Il dubbio nasce dal fatto che l'articolo 2 distingue i programmi dal piano, e i programmi annuali sarebbero compito della Cassia. I veri piani sono, dunque, i programmi annuali, perché concretamente determinano le opere da eseguirsi. Questi piani vengono comunicati al Parlamento, ma non sono sottoposti alla sua approvazione. Non siamo, dunque, al controllo sostanziale, perché il controllo è attivo, non è passivo. Secondo: il bilancio consuntivo della Cassa viene presentato al 'a Camera insieme al bilancio del Tesoro. Il controllo dei consuntivi è certo indispensabile (e da tempo noi attendiamo i consuntivi dei bilanci statali) ma il controllo parlamentare si esercita soprattutto sui preventivi, cioè sulla impostazione della spesa.

Perciò non abbiamo un controllo né sui piani, né sul preventivo. E chi ha questo controllo? Lo ha il Governo, il Governo solo. Infatti la Cassa è esente dai controlli contabili normali. È una situazione nuova ed originale, che non ha nulla a che vedere con la organizzazione dello Stato su nuove basi. La questione non è di procedura, ma di sostanza.

E tutto onesto perché? Si dice: la burocrazia dello Stato è incapace e pesante. Ma che cosa c'entra tutto questo con i controlli? La denunziata incapacità dello Stato, della attuale burocrazia, a gestire una azienda statale non ci ha persuasi, anche se abbiamo motivi di scetticismo verso questo meccanismo un po' arrugginito della burocrazia, che abbiamo ereditato e conserviamo così come lo abbiamo preso. Però, se questa capacità etiliste, le stessa aziende statili sono da rimettere in discussione. So che c'è qualcuno che lo vorrebbe, per altri scopi che non condivido. C'è molto da vedere e di correggere, ma è strano che si sollevi la questione della incapacità della burocrazia, proprio in questa occasione. Riteniamo, invece, insieme a colleghi non dì nostra parte, che questa Cassa crei una nuova burocrazia, di tipo autonomo, che appesantisce le spese generali ed il funzionamento dell'organismo: questo timore è stato espresso, del resto, nella stessa relazione di maggioranza. Ma questa «liberalizzazione» della Cassa dai controlli statali non l'avvicina neppure al controllo, alla volontà e alle esigenze delle popolazioni locali. È sintomatico che in una legge simile non si sia mai fatto cenno alle regioni e alle relazioni tra la Cassa e le regioni.


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Onorevoli colleghi, questa era una occasione eccellente per l'applicazione del decentramento regionale delle funzioni statali e del controllo regionale democratico dell'amministrazione pubblica. Io vorrei domandare all'onorevole Campilli dove sono andati a finire gli accesi regionalisti del 1947. Noi dicevamo allora: il centralismo statale moderno non è in contraddizione con il decentramento delle funzioni statali; anzi è una necessità, dicevamo, che lo Stato centralizzato moderno si articoli in un sistema regionale che avvicini la funzione statale alla periferia e la metta sotto il controllo di organi periferici democraticamente eletti. Ci si disse che questo era troppo poco. Per noi era questo il problema della riorganizzazione democratica dello Stato, basata sulla partecipazione popolare sempre più larga alle cose dello Stato. La Costituzione ha messo il punto su questa questione e la Costituzione la si rispetta e la si applica. Una legge simile e le leggi agrarie sono proprio quelle che vanno agganciate alla struttura regionale dello Stato, mentre qui, invece, non sì rispettano nemmeno gli statuti speciali delle regioni. Il rettore avverte l'esigenza del decentramento funzionale della Cassa e propone che essa abbia filiazioni provinciali. Non discuto in questo momento la proposta: mi basta sottolinearne i moventi, che approvo. Ma non vorrei chiudere questo mio intervento senza osservare che una legge sociale deve, a mostro avviso, sempre, obbligatoriamente, esigere il contributo, nella sua formulazione ed esecuzione, della classe lavoratrice. Il carattere sociale di una legge è dato dalla sua capacità di risolvere problemi interessanti le classi lavoratrici. È finito il tempo in cui si facevano le leggi per i lavoratori. Grazie tante! I lavoratori sono oggi parte integrante dello Stato e nulla si può fare al di fuori o contro di loro. Ebbene, noi vediamo che in tutte queste leggi i lavoratori non sono chiamati ad esprimere un parere, a partecipare agli organi di esecuzione previsti da queste leggi. Alla Camera dei deputati è stato accolto un ordine del giorno col quale ci si è impegnati a dar posto, nel Consiglio di amministrazione della Cassa, ad una rappresentanza delle classi lavoratrici.


Mi auguro che questo impegno non resti una manifestazione platonica. Ma perché si sono respinti, allora, gli emendamenti che tendevamo ad introdurre nella legge stessa la disposizione della partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori agli organi amministrativi della Cassa? Noi abbiamo limitato, come sapete — e noi manteniamo lealmente gli accordi che prendiamo — le proposte di emendamenti. Proponiamo, però, che l'articolo 20 della legge si adegui alla esigenza che ho voluto qui ripresentarvi.

Onorevoli colleghi, non vi è dubbio che io sono stato molto lacunoso nella mia esposizione. Fa molto caldo e io soffro molto il caldo, da buon meridionale...

Vi ho detto i motivi fondamentali della nostra opposizione a questa legge la quale, secondo noi, è un modo errato con cui il Governo ha cercato di rispondere alle rivendicazioni e alle lotte dei contadini in questi anni, per una vita migliore, per una maggiore giustizia sociale. Ma, come è nostra abitudine, non continueremo solo la nostra azione politica per portare avanti la lotta sociale di rinnovamento del nostro Paese, convinti come siamo del supremo interesse nazionale di questo rinnovamento del quale il problema meridionale è parte integrante e credo prevalente. No. non faremo solo questo. Ci batteremo sul terreno della stessa legge che voi approverete e della quale vi lanciamo il merito, tanto più che ci tenete, senza compartecipazione. Onorevole Campilli. noi daremo fastidio al Governo sul terreno che egli ha creduto di scegliere. E questo lo faremo nei due ordini di motivi: il primo è che noi vogliamo che certe opere previste dalla legge si facciano veramente, con la Cassa o senza la Cassa; il secondo è che noi vogliamo dai fatti la dimostrazione che le nostre critiche erano fondate. Non ci piacciono le critiche campate in aria. Siamo convinti, profondamente convinti della giustezza della nostra critica; i fatti diranno se abbiamo errato. In questo nostro atteggiamento non vi è nessuna perfidia, bensì la certezza di una linea che abbiamo desunta dall'esame obiettivo della nostra società meridionale e dall'esperienza di decenni di lotte.


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Può darsi che il nostro cammino si faccia più accidentato; non credo che! sarà, per questo, più lungo. La nostra generazione, onorevole Campilli, risolverà la questione meridionale. La nostra generazione asciugherà finalmente 'e lacrime che bagnano ancora gli occhi delle donne e dei bimbi delle campagne e delle città del nostro Mezzogiorno.

Non è lontano il giorno in cui gli uomini meridionali della nostra generazione, vezzeggiando i loro nipoti, racconteranno loro le antiche favole incredibili della miseria e delle privazioni del passato. Aver dedicato la vita alla lotta che avvicini questa ora, aver lottato senza soste e senza paura contro tutte le avversità, contro tutti gli ostacoli e contro tutti gli avversari, perché i nostri bimbi vivano un giorno da uomini, è la più nobile ragione d'essere di un democratico italiano che ami veramente il proprio Paese e il suo popolo.

Onorevole Ministro, onorevoli colleghi, questo è il senso e lo scopo della nostra vita. (Vivi applausi dalla sinistra).


Presidenza del Vice Presidente ZOLI


Trasmissione di disegno di legge

e deferimento a Commissione permanente.


PRESIDENTE. Informo il Senato che il Presidente della Camera dei deputati ha trasmesso il seguente disegno di legge:


«Disciplina della produzione e smercio degli eteri dell'acido metilfenilpiperidincarbonico, comunemente denominati dolantinici o mefedinici» (1238), d'iniziativa dei depurati Bartole e Lucifredi.


Comunico al Senato che il Presidente, valendosi della facoltà conferitagli dall'articolo 26 del Regolamento, ha deferito all'esame e all'approvazione dell11a Commissione permanente (Igiene e sanità) il suddetto disegno di legge.


Composizione delle Commissioni permanenti


PRESIDENTE. Do lettura della nuova composizione della Commissioni permanenti, costituite attraverso le designazioni dei gruppi parlamentari. Esse, in virtù della deliberazione adottata dal Senato nella seduta del 26 maggio, entreranno in funzione alla ripresa dei lavori parlamentari:


Ia COMMISSIONE

(Affari della Presidenza del Consiglio e dell'interno)

Alunni Pieruicci — Baracco — Bergamini — Bergmann — Bisori — Bocconi — Boggiano Pico — Canaletti Gaudenti —. Ciccolungo — Coffari — Donati (1) — D'Onofrio — Fanto nii — Fazio — Fedeli — Ghidini — Lepore — Locatelli — Lodato — Marani — Menotti — Merlin Umberto — Minio — Minoj a — Molè Salvatore — Montagnani — Raffeiner — Riccio — Rizzo Domenico — Romita — Sacco — Sinforiani — Terracini.

(1) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Bubbio.


2a COMMISSIONE

(Giustizia e autorizzazioni a procedere)

Adinolfì — Azara — Berlinguer — Bo — Boeri — Ciampitti — Conci — De Nicola — De Pietro — Elia (1) — Fusco — Gavina — Gonzales — Gramegna — Italia — Maglia no — Mastino — Musolino — Nobili — Orlando — Persico — Picchiotti — Porzio — Proli — Pucci — Ravagnan — Rizzo Giambattista — Romano Antonio — Ruini — Spallino — Tupini — Turco — Varriale — Zelioli.

(1) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Vischia.


19022


3a COMMISSIONE

(Affari esteri e colonie)

Alberti Antonio — Anfossi — Bastianetto — Bosco — Cartoni — Carrara — Casadei — Ce rulli Irelli — Colombi — Galletto — Gerini —Grisolia — Jacini — Lucifero d'Aprigliano — Lussu — Merzagora — Molè Enrico — Negar ville — Nitti — Parri — Pasquini — Pastore — Persico (1) — Pietra — Reale Eugenio — Sanna Randaccio — Schiavone — Sicoc cimarro — Spano — Tessitori — Tornasi della Torretta.

(1) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Canevarl.


4 COMMISSIONE

 (Difesa)

Anfossi (1) — Bardimi — Barontini — Bel tramd — Bruna — Cadorna — Caldera — Casati — Cemmi — Cerica — Cermenati — Cin golani — Elia — Facchinetti — Gasparotto — Lavia — Lazzaro — Leone — Martini — Miceli Picardi — Morandi — Moscatelli — Ottani (2) — Palermo — Panetti (3) — Pertini — Salvi — Secchia — Varaldo.

(1) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Di Giovanni.

(2) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Vacearo.

(3) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Casardi.


5a COMMISSIONE

(Finanze e tesoro)

Armato — Bertone — Braccesi (1) — Buffoni — (Cerruti — Ferragni — Fortunati — Giacometti — Lanzetta — Li Causi — Lui setti — Marconcini — Mott — Ottani — Paratore — Pellegrini — Perini (2) — Pietra (3) — Pontremoìi — Reale Vito — Restagno — Ricci Federico — Ruggeri — Sanna Randaccio — Sereni — Tafuri — Tomè — Uberti — Valmarana — Zanardi — Zoli — Zotta.

(1) In sostituzione del Ministro Vanonl.

(2) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Gava.

(3) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Ziino.


6a COMMISSIONE

(Istruzione pubblica e belle arti)

Banfi — Bolognesi — Caristia — Castel nuovo — Cermignami — Ciasca — Croce — Della Seta — Ferrabino — Filippini — Gelmetti — Gervasi — Guardina — Jannelli — Lamberti — Lovera — Magri —


 Maizizoni — Merlin Angelina — Page — Parri (1) — Pennisi di Fioristella — Platone — Quagliariello

Rolfi — Russo — Sapori — Sessa — Tignino — Tonello — Tosatti.

(1) In sostituzione del Ministro Sforza.


7a COMMISSIONE

(Lavori pubblici, trasporti, poste,

 telecomunicazioni e marina mercantile)

Angiolillo — Borromeo — Buizza — Cappa Cappellini — Ceschi — Corbellini — Ferrari — Focaccia — Franza — Genco — Lanza Lopardi — Mancini — Marietti — Martini (1) — Massimi — Mastino — Meacci — Montemartini — Panetti — Priolo — Raja (2) Ricci Mosé — Romano Domenico — San martino — Santonastaso — Tissi — Tommasini — Toselli — Troiano — Voccoli.

(1) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Battista.

(2) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Malintoppi.


8° COMMISSIONE

(Agricoltura e alimentazione)

Allegato — Angelini Nicola — Bosi — Bra schi — Carbonari — Carelli — Conti — Di Rocco — Fabbri — Fantuzzi — Farioli — Gor tani — Grieco — Guarienti — Lanza Filingeri Paterno — Lanzara — Mancinelli — Medici Memgìhi — Milillo — Oggiano — Palla strelli — Piemonte — Raja — Ristori — Rocco — Salomone — Spezzano — Tartu foli (1) — Tripepi.

(1) In sostituzione del Ministro Aldisio.


9a COMMISSIONE

(Industria, commercio interno ed estero, turismo)

Alberganti — Asquini — Bellora — Benedetti tuttio — Braitenberg — Carminiti — Carmagnola — Caron — Castagno — De Ga speris — De Luca — Falek — Fiore — Flec chia — Ghidetti — Giua — Guglielmone — Longoni — Mentastì — Molinelli — Origlia Perini — Pezzullo — Pentremoli — Ricci Federico — Rosati — Roveda — Sartori — Tamburrano — Tartufoli.


19023


10a COMMISSIONE

{Lavoro, emigrazione, previdenza sociale)

Abbiate — Angelini Cesare — Armato (1) Barbareschi — Bei Adele — Bibolotti — Bitosis.1 — Bosco LuoarJli — Braccasi — Caso Cosattini — D'Incà — Falck (2) — Farina Grava — Jannuzizi — Labriola — Macrelli

Mariani — Momigliano — Monaldi — Pa iumbo Giuseppina — Pezzini — Piscitelli — Putinati — Salvagiani — Siniforiani — Tam barin — Venditti — Vigiani — Zane.

(1) In sostituzione del Ministro D'Aragona.

(2) In sostituzione del Sottosegretario di Stato Rubinacci.


11a COMMISSIONE

(Igiene e sanità)

Alberti Giuseppe — Benedetti Luigi — Boccassi — Caporali — Cavallera — Cerme nati — Cortese — Daroaggio — De Bosio — Donati — Frassati — Lazzarino — Lorenzi — Macrelli (1) — Maffi — Magli — Marchini Camia — Montagnana Rita — Nacucchi Negro — Puzzagli — Pieraocini — Rubilli — Samek Lodovici — Santero — Silvestrini — Talarico — Traina — Zerboglio.

(1) In sostituzione dell'Alto Commissario aggiunto per l'Igiene e la Sanità pubblica Spallicci.


Informo il Senato che le Commissioni permanenti, nella nuova composizione, di cui è stata data testé lettura, sono convocate sabato 2 corrente alle ore 9, per la costituzione delle rispettive presidenze.

CINGOLANI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CINGOLANI. Desideriamo presentare qualche piccola variazione alla lista già presentata, entro domani.

PRESIDENTE. Queste liste, che vengono comunicate ora, sono state fatte in base alle designazioni dei Gruppi.

CINGOLANI. Lei è in regola, sono io che non sono in regola, la prego di accogliere questo mio desiderio dì riparazione.


PRESIDENTE. Si tratta di un ravvedimento molto rapido. Comunque la prego di portare queste variazioni entro domani mattina, in modo che possa esserne data comunicazione al Senato nella seduta pomeridiana.


Ritiro di disegno di legge.


CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMPILLI, Ministro senza portafoglio. A nome del Ministro dei lavori pubblici mi onoro di comunicare al Senato il decreto presidenziale col quale si autorizza il Governo a ritirare dal Parlamento il disegno di legge concernente attribuzioni ad un Commissario straordinario delle facoltà necessarie per provvedere alla" disciplina, al controllo e al coordinamento delle attività inerenti all'energia elettrica (734).

PRESIDENTE. Do atto all'onorevole Ministro Campilli della comunicazione fatta per il ritiro del suddetto disegno di legge.

Ripresa della discussione

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Merlin Umberto. Ne ha facoltà.

MERLIN UMBERTO. Onorevoli colleghi, dopo i discorsi di due oppositori, tanto valenti quanto precisi nelle loro critiche, il Senato voglia consentire che la giornata si chiuda col discorso di un senatore il quale, viceversa, è completamente favorevole ai due disegni dì legge. Io non potrò rispondere, anche perché non ne ho veste, a tutte le critiche che sono state fatte, soprattutto per quanto riguarda la Cassa del Mezzogiorno. Risponderò ai punti principali.

Certamente, nei discorsi dei due oppositori, fa impressione notare come il collega Mancini, così serio e leale, anche come oppositore, abbia finito, in sostanza, col dire che avrebbe fatto di tutto per votare a favore, ma che voterà contro. Io spero ancora che, dopo la discussione che si farà e la risposta del Ministro, egli trovi modo di ritornare sulle prime posizioni e sulle prime impressioni e di constatare che, in realtà, in questi disegni di legge qualche cosa di buono c'è e che perciò essi vanno votati.


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L'onorevole Grieco si è poi lasciato sfuggire, ad un certo punto, una frase come questa: egli vuole i miliardi ma non vuole la legge. Ora, francamente, mi pare che ci sia contraddizione in questa posizione concettuale. Siccome ì miliardi si otterranno dopo avere approvato la legge, così bisognerà approvare la legge per avere i miliardi ed è tale cifra, mille miliardi, per quanto divisa in dieci esercizi, che dovrà indubbiamente far ripensare agli oppositori per quanto convenga loro di fare. Io del resto amo sempre discutere con serenità e riconoscere quel tanto di buono e di onesto che c'è anche nella critica degli oppositori. Ili mio intervento risponde a queste due necessità: poiché ila discussione è unica e si può parlare dell'uno e dell'altro disegno di legge contemporaneamente, io ho due ragioni per parlare.

La prima è quella di darla giustificazione, eia pure in modo sommario e succinto, delll'adiesione al primo disegno di legge, Cassa del Mezzogiorno. Ma la seconda è anche quella di sottolineare le ragioni per le quali la terra in. cui vivo ha titolo per poter aspirare a quella definizione di area depressa che le consenta i benefici della seconda legge. Io parlo, come ho detto, di tutti e due i disegni di legge. Per vero dire, non avrei competenza specifica per intrattenermi sul primo. Io non appartengo a nessuna delle nobili regioni per le quali il primo disegno di legge viene presentato ma poiché, per fortuna nostra, il sud e il nord di Italia non sono divisi da un parallelo, ma sono riuniti in una unica Nazione che ha dei confini inconfondibili, segnati da Dio. Io penso che agli amici del Mezzogiorno non farà dispiacere da parte di un settentrionale, e particolarmente da parte di un veneto, questa adesione cordiale senza riserva alcuna, ad un disegno di legge che riguarda le loro regioni. Il Governo lo ha illustrato con una relazione chiara, (precisa e lo ha già preannunziato nelle dichiarazioni fatte dal Presidente del Consiglio quando ha presentato il Gabinetto. Le parole che io voglio sottolineare e che, secondo me, sono la sintesi più felice degli scopi del disegno di legge sulla Cassa del Mezzogiorno sono le seguenti:


«La situazione economica del Mezzogiorno d'Italia, la condizione della sua agricoltura, lo stato ancora iniziale delle opere di bonifica, l'esigenza di sistemazione di bacini montami, lo scanso sviluppo dell'industria dovuto tra l'altro alla limitazione dei mercati di consumo, sono tutte ragioni che impongono un largo programma dì preindustrializzazione che faccia perno essenzialmente su opere di valorizzazione agraria e comprenda alcune fondamentali opere pubbliche, nonché il rinnovamento e il potenziamento delle attrezzature turistiche che debbono essere portate al livello delle più moderne esigenze».

Ora, signori, di fronte ad un programma così vasto ed ampio e ad uno stanziamento che vi dimostrerò essere poderoso e importante, anche se non si soddisfano in pieno le legittime aspirazioni di coloro che chiedono, io affermo senza tema di essere smentito che dovrebbe essere riconosciuto da tutti, e deve esserlo anche dagli oppositori, che nessun Governo ha mai dato con un disegno di legge autonomo e preciso un impulso così formidabile alla rinascita del Mezzogiorno. L'onorevole De Gasperi quando ha presentato, ripeto, il Gabinetto, aveva già annunciato col suo discorso questo disegno di legge, ma noi siamo lieti oggi di constatare che, come esso è venuto alla luce e come è stato già approvato dall'altro ramo del Parlamento, esso è migliore di quanto poteva appiattarsi. Nulla è perfetto e quindi miglioramenti se ne potrebbero fare, se non urgesse la necessità di approvarlo, perché diventi legge dello Stato. Ma indubbiamente, o signori, lo sforzo che lo Stato fa per queste nobili regioni è veramente poderoso. Alcuni hanno detto che è ancora poco, che occorreva di più. Io spero che le condizioni del bilancio dello Stato possano permetterci di dare anche qualcosa in più: non metto limiti e non voglio contrastare le legittime speranze. Ma se noi mettiamo di fronte questa cifra di 1.000 miliardi con quella che è la situazione generale dello Stato, noi vediamo che la mia affermazione precedente, circa lo sforzo poderoso dello Stato, trova (dovete riconoscerlo anche voi oppositori onesti) conferma.


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Infatti, se le entrate del mostro bilancio dello Stato, come il Ministro Vanoni giorni fa ci ha descritto, si vanno solidificando sui 1.300 o sui 1.400 miliardi, e se si tiene conto delle altre cifre che sono già state stanziate nei bilanci ordinari a favore di quelle regioni, voi avrete che i 100 miliardi annui rappresentano grosso modo il 10 per cento di tutta l'entrata. Siccome noi speriamo, anzi abbiamo la certezza che queste somme saranno investite in investimenti produttivi, che queste somme saranno quindi utili allo Stato, sia direttamente, come indirettamente, è chiaro che nuove entrate potranno affluire al bilancio dello Stato e quindi nuovi aumenti potranno essere apportati a questa cifra. Questa enorme voce di spesa sarà amministrata da un istituto autonomo, cioè dalla «Cassa del Mezzogiorno». Ho sentito oggi ripetere quello che era stato già detto nell'altro ramo del Parlamento e cioè che in fondo questo istituto nuovo è anticostituzionale, non ha controlli, è una novità pericolosa. Il mio amico Mancini ha ripetuto queste critiche che già nell'altro ramo del Parlamento aveva esposto un uomo di grande valore, ma agli antipodi, come pensiero politico, dell'onorevole Mancini, precisamente l'onorevole Corbino. Ora, sinceramente dico: magari un istituto identico fosse stato dato anche per il settentrione e per la parte centrale d'Italia! Anzi, il mio buon amico e collega Canaletti aveva effettivamente, se ho letto bene la sua relazione, proposto qualcosa del genere...

CANALETTI GAUDENTI, relatore di maggioranza. No, no, ho accennato ad una proposta fatta non da noi ma nell'altro ramo del Parlamento.

MERLIN UMBERTO. Ad ogni modo, ripeto, magari un istituto simile fosse stato attuato anche a nostro favore! Perché se tutti hanno sempre lamentato che la ragione per la quale principalmente queste opere non vengono compiute è per colpa della burocrazia, è per colpa di tutti quei controlli soprattutto preventivi, per il ritardo che ne consegue, e tutti hanno detto: si stanziano delle cifre e poi non possiamo spenderle, perché tutti questi controlli inceppano il lavoro; se questa è stata la critica, beata allora l'idea!


È da lodarsi questa idea del Ministro Campilli di creare questo istituto nuovo, agile, snello, pronto con un proprio consiglio di amministrazione autonomo, il quale possa agire senza tanti inciampi burocratici.

Si è detto cosa è questa Cassa? La Cassa è un ente di diritto pubblico autonomo, indipendente, a'  sensi dell'articolo 2; ha urna propria personalità giuridica, quindi agisce con piena indipendenza. E, a'  sensi dell'articolo 20 della legge che siamo chiamati a votare, è amministrata da un consiglio di amministrazione di 12 membri (il presidente più due vice presidenti e dieci membri). Sono stato assente qualche momento e non ho potuto ascoltare del tutto il discorso dell'onorevole Grieco, ma avevo già letto nei resoconti della Camera, e il Ministro mi ha confermato, che nell'altro ramo del Parlamento è stato accettato dal Ministro un ordine del giorno con il quale egli si impegna — poiché giustamente è stato detto che nulla si può fare senza i lavoratori ed io mi associo a questa affermazione — ad includere nel consiglio di amministrazione due appartenenti alle categorie lavoratrici sindacalmente organizzate.

Quindi, anche su questo punto, il legittimo desiderio dell'opposizione è stato in pieno soddisfatto. Ma osservo ancora — è superfluo che io dica la mia fiducia che il Governo nominerà sia come presidente sia come consiglieri a questo ufficio delle persone probe e capaci — che si è domandato: competenti di che? Certo competenti per la vastità dei compiti del loro ufficio. Chiameranno degli uomini che possano assolvere ad un compito così delicato ed importante e siano soprattutto indiscussi nella pubblica stima. Io ricordo ai colleghi che unanime è stata l'approvazione nell'altro ramo del Parlamento di un ordine del giorno che ha ottenuto il consenso anche dell'onorevole Amendola e di tutti gli oppositori. L'ordine del giorno dice così: «La Camera esprime il voto che dalla nomina a presidente, vice presidente e membri del consiglio dì amministrazione della Cassa siano esclusi tutti coloro per i quali le leggi elettorali prevedono cause di incompatibilità (è evidente a chi si vuole accennare) nonché coloro che a nonna dello articolo 12 delle disposizioni transitorie della Costituzione


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sono privati dell'elettorato passivo e tutti coloro che facciano parte di consigli di amministrazione di istituti finanziari, enti pubblici, società industriali ed agricole e che occupino posti preminenti di direzione». Mi pare che gli oppositori potrebbero con quest'ordine del giorno essere e rimanere tranquilli che se esistono mieli Mezzogiorno d'Italia categorie privilegiate di cumulisti di cariche pubbliche, queste persone già con questo ordine del giorno sono escluse e quindi l'amministrazione dell'ente sarà data a uomini nuovi e capaci. L'altra obiezione che è stata fatta, quella cioè per la quale si è detto che mancano i controlli in questo istituto, è pure smentita dal testo del disegno di legge che è stato approvato. Non manca nemmeno la rappresentanza della Corte dei conti, istituto rispettabilissimo. Infatti all'articolo 21 è stabilito che:

«Il Collegio dei revisori dei conti è composto di tre membri effettivi e tre supplenti e dura in carica due anni. I suoi componenti possono essere riconfermati per un altro biennio.

«Un membro effettivo ed uno supplente sono nominati dal Presidente della Corte dei conti tra il Consiglio della Corte stessa. Gli altri membri sono nominati dal Ministro del tesoro.

«La presidenza spetta a un consigliere della Corte dei conti.

«Il Collegio dei revisori — che esercita la sua funzione, a carattere continuativo, presso la Cassa — fra gli altri poteri ha quelli di:

a) vigilare sulla osservanza della legge da parte del Consiglio di amministrazione;

b) accertare la regolare tenuta dei libri e delle scritture contabili;

c) fare il riscontro consuntivo sulle spese della Cassa;

d) richiedere tutti i documenti dai quali traggano origine le spese».

Certamente quanto ancora qui ci si ripete che è pericoloso creare nuovi organi che spendano pubblico danaro e siano sottratti non solo ai controlli posteriori alle spese ma, quel che è più grave, ai controlli preventivi, è una critica che fa una certa impressione; ma se teniamo presente che con questo istituto si è voluto provvedere a una situazione eccezionale allora voi, onorevoli colleghi, converrete con me che a casi straordinari occorrono mezzi straordinari,


che i controlli sono sufficienti, che noi dobbiamo fare assegnamento sulla capacità e probità delle persone che saranno chiamate a dirigere questo istituto e che alla fine dei conti — io faccio l'ipotesi solo per amore polemico e per vincere le obiezioni avversarie — al Parlamento non mancheranno i mezzi per intervenire, eie fosse necessario. Badate che dico questo, ripeto, solo per combattere gli avversari nelle loro obiezioni. Noi dunque approviamo l'istituzione nuova, ne approviamo la spesa, né abbiamo alcuna gelosia delle proporzioni. Questo è il punto che desidero sottolineare a pieno: 1.000 miliardi al Mezzogiorno e alte Isole, 200 miliardi all'Italia settentrionale e centrale. Noi riconosciamo che lo squilibrio tra nord e sud esiste, ed a questo si deve cercare di riparare. Purtroppo a quello che dipende da madre natura non si potrà rimediare, ma miei limiti del (possibile noi abbiamo il dovere di intervenire perché questo squilibrio abbia ad essere colmato. Rispondiamo ancora, e ciò è scritto in un preciso articolo d'ella Costituzione, all'articolo 119 secondo capoverso dove si dice: «Per provvedere a scopi determinati e particolarmente per valorizzare il Mezzogiorno e le Isole, lo Stato assegna per legge a singole regioni contributi speciali». Dunque siamo in regola anche su questo punto la cioè con lo Statuto. Ma poiché, o signori, io amo anche lasciarmi portare dai miei ricordi giovanili, lasciate che vi dica che nella mia terra è ancora vivo e non si spegnerà il ricordo dei sacrifici di vite umane dei sardi, dei siciliani, dei calabresi e dei pugliesi caduti sul Piave per difendere la Patria comune. (Applausi). Il Veneto custodisce come reliquie sacre i cimiteri di guerra che sono sparsi nelle pendici delle nostre colline. Ebbene, noi, votando questa legge, resteremo ancora debitori e vogliamo riaffermare che manteniamo quella eterna riconoscenza che il tempo non farà mai scomparire. (Applausi generali).

Ma io debbo anche parlarvi, e l'ho detto (prima, del secondo disegno di legge. Esso, sia pure in proporzioni minori, che io ho riconosciuto giuste, provvede alla esecuzione idi opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale.


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Sono 200 miliardi, onorevole Campilli, e noi vi ripetiamo anche qui quello che vi abbiamo detto privatamente, che mentre riteniamo giusta la proporzione, riteniamo insufficiente la somma. Che vi siano (ecco il riconoscimento che ha fatto il Go verno e che noi apprezziamo) che vi siano delle zone economicamente depresse anche nell'Italia settentrionale, il Governo lo ha riconosciuto con la presentazione del secondo disegno di legge. Del resto, tutti e due i relatori, tanto l'onorevole Canaletti come il collega onorevole Ravagnan, hanno riconosciuto Ila verità di quanto affermo. E se io parlerò del delta padano, non lo farò soltanto perché è la mia terra, ma lo farò perché tutti e due i relatori, quello di maggioranza e quello di minoranza, hanno riconosciuto le condizioni di depressione in cui quella zona si trova.

Zone depresse: l'articolo 1 del disegno di legge dice che il Ministero dei lavori pubblici è autorizzato a far eseguire opere straordinarie di pubblico interesse nelle località economicamente depresse delle regioni e provincie diverse da quelle della legge del Mezzogiorno. Non si indicano né le regioni, né le provincie, né i Comuni: e per quel che riguarda le opere da compiere, si usano parole che non potrebbero essere più vaste: sistemazione dei bacini montani; bonifiche; irrigazioni; trasformazioni agrarie; viabilità; acquedotti e fognature. Io francamente vorrei pregare l'onorevole Ministro Campilli di accettare un ordine del giorno che presenterò, per venirle incontro un po' a quesito esigenza; io non dico che fosse facile nella legge indicare queste zone depresse. Poteva anche darsi che, indicandole, si sollevassero delle discussioni inopportune; ma io avrei votato che nell'articolo si indicassero, almeno in via generica, i requisiti. Perché, senza questi requisiti, che cosa avverrà dopo l'approvazione della legge? Avverrà questo, che le singole zone che credono di essere meritevoli dei benefici, andranno a gara tra loro ad esporre la situazione peggiore. Sarà una gara non al meglio, ma al peggio. Ora, per esempio, nel mio ordine del giorno vorrò e chiederò che siano tassativamente stabiliti quesiti elementi: elementi geografici, elementi inerenti al complesso delle opere pubbliche, elementi economici, elementi sociali ed elementi sanitari.


Elementi geografici: zone o località montane, oppure paludose, latifondo a cultura estensiva o boschiva. Elementi inerenti al complesso delle opere pubbliche: la mancanza o insufficienza di viabilità, idi impianti, idi irrigazione, di acquedotti, di opere igieniche, di energia elettrica, di opere di rimboschimento, di edifici scolastici. Elementi economici: pauperismo, indice medio di reddito di lavoro, dinamica commerciale, situazione agricola ed industriale e relativi squilibri. Elementi sociali: analfabetismo, spopolamento, disoccupazione, come fenomeno strettamente dipendente dalla questione economica sociale. Elementi sanitari: mortalità, morbilità.

Anche questi coefficienti lasceranno un certo margine di ampiezza nella scelta delle zone, ma se noi non diciamo assolutamente niente, lei, onorevole Campilli, che è uomo intelligente e capace, vedrà a quali inconvenienti andrà incontro.

Osservo anche un'altra cosa. Questa somma di 200 miliardi, cioè 20 miliardi all'anno, si accenna che servirà anche per la trasformazione agraria. Ora io su questo punto mi permetto di chiederle fino a qual punto la riforma fondiaria utilizzerà questi fondi. Perché di tale riforma 'arriverà qui la legge stralcio, ma anche dalla legge stralcio noi apprenderemo l'imponenza delle opere che sono necessarie. Ora. se la riforma fondiaria dovesse assorbire tutto, allora io domando: che cosa resterà per i bacini montani, che cosa resterà per le opere di bonifica, che cosa resterà per le case, per le strade, per gli acquedotti di cui abbiamo assoluto ed urgente bisogno?

Non voglio divagare, mi faccio carico anche dev'ora e non annoierò i colleghi più dello stretto necessario Ma bisogna pur che dica, anche perché l'argomento è stato trattato nelle relazioni di maggioranza e di minoranza, che vi sono delle onere così urgentemente reclamate da noi e in tutta Italia che bisogna pure che in qualche modo cerchiamo di dare a queste richieste la dovuta soddisfazione. Nelle tre Venezie noi 'abbiamo quattro milioni di ettari. Su onesti quattro milioni ve ne sono due milioni compresi in cinquanta perimetri classificati di sistemazione montana.


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La rovina prodotta dalla guerra su questo punto è qualcosa di colossale. Ogni spesa per i bacini montani è stata sospesa. La montagna, o signori, guardiamoci in faccia, si va sfasciando ed allora succedono i disastri del Piemonte, del Beneventano e del Reno. Ora noi dobbiamo proprio cominciare di là: dalla montagna. Scendendo al piano, tatto il Veneto vive, lavora e prospera soltanto in quanto si prosciughino le zone depresse e le zone paludose. Sono 900 mila ettari, divisi in 153 comprensori di bonifica; di questi 900 mila ettari almeno 340 sono sottoposti a bonifiche meccaniche. Quello che ho detto per le bonifiche della mia regione lo potrei dire anche per le bonifiche dell'Emilia che hanno le stesse necessità. Ora, onorevole Ministro, lei conosce e sa che tutto l'anno la Valle Padana è perforata e trivellata nelle ricerche metanifere e petrolifere. Benissimo: io vi indico il mezzo per avere una miniera d'oro a disposizione, senza bisogno di perforare a 2.000 metri, ma perforando ad un metro ed a 80 centimetri, ottenendo dei raccolti ubertosi, che farebbero la fortuna di tutti gli italiani. Bonificate le terre del Veneto. Bonificate il delta padano. Una cosa le chiedo e concludo su questo punto: lei non lasci indeterminata tutta la cifra dei 20 miliardi e cioè abbia la bontà di specificare quanti ne darà per ogni titolo, perché i bonificatori almeno sappiano la cifra su cui possono contare, ed abbiano così anche la possibilità di proporzionare i loro sforzi. E vengo alla parte che più mi interessa.

Io parlo col cuore, con il sentimento, ma parlo anche e soprattutto don la ragione. Voi avete in Italia una terra a semicerchio che si chiama delta del Po, che comprende una parte della provincia di Venezia, una parte di quella di Rovigo e parte della provincia di Ferrara. Basta esaminare' una carta geografica per constatare il triangolo; gli studiosi dicono che il Po è un fiume che, coni tutti i materiali terrosi, che reca nel suo lungo tragitto, aumenta la superficie della Nazione dai 60 ai 70 ettari all'anno. Parrebbe una cosa non vera ma è viceversa una cosa riconosciuta dai tecnici, dagli studiosi, tra i quali, prima di tutti, l'ingegner Visentini, capo di gabinetto del senatore Aldisio.


Ora, si è calcolato che se noi ottenessimo di far dichiarare zona depressa il delta Po, noi porteremmo a coltura intensiva ben 70 mila ettari di terreno, di ottimo terreno capace di un reddito altissimo. Ora, signori, per avere un quadro della situazione di miseria in cui in quella zona si vive, lasciatemi parlare. In quella zona vi sono 150 mila creature: recentemente il Presidente del Consiglio è andato a visitare i sassi di Matera. Io mi auguro, sono ami sicuro, che dopo la sua visita quelle vergogne scompariranno perché non è né umano né cristiano che delle creature vivano m quei luoghi. Ma io ho condotto a vedere queste zone del delta Po il Ministro Campilli e gli ho mostrato i casoni. Non so se dal confronto guadagnerei o perderei. Lei, onorevole Ministro, li ha visti: sono capanne di paglia e canna di palude costruite con intelaiatura di salice, di pioppo e con pavimenti in argilla battuta. Non si può accendere né la luce né il fuoco, piena di più gravi pericoli. Sono costruzioni primitive che costituiscono un insulto all'igiene e alla morale e che debbono scomparire come scompariranno i sassi di Matera. Ma anche dove queste costruzioni sono in cotto, sono casette ad un piano terreno con pavimenti in terra, in tali condizioni di insufficienza da rendere la vita di quelle creature assolutamente impossibile. Pensate che sono case quasi tutte a pochi chilometri dal mare, e pensate che cosa succede quando i venti dell'Adriatico soffiamo, annunciatori di tempesta.

Superfluo che vi dica che gran parte del territorio manca di acqua potabile. Le famiglie sono costrette ad attingere l'acqua ai fiumi lontani, tanto per sé come per il bestiame, e rendono bevibile questa acqua con dei sistemi rudimentali di distillazione, e voi capite anche qui come in quelle zone allignino il tifo ed altre malattie contagiose. Unica fortuna è stato il D.D.T., il magico prodotto che, da quando è finita la guerra, ha fatto scomparire la malaria. Ma, jattura ancora maggiore è che proprio quel metano che andiamo cercando e che trova in quella terra la maggiore risorsa, espelle gas ed acqua: l'acqua contiene degli acidi, soprattutto cloro, che rendono imbevibile l'acqua, e quelle popolazioni non hanno altro da bere. Mancano le strade. C'è una strada perimetrale intorno ai singoli bacini.


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Qualche volta su questa strada si vede un piccolo palo con un nastrino bianco, è segno che in quella direzione è nata una creatura umana; qualche altra volta si vede un nastro mero, è segno che è morto qualcuno; ma prima di dare sepoltura cristiana bisogna che passino tre o quattro giorni. L'assistenza medica e gli ritiri pubblici servizi arrivano sempre m ritardo. Non vi sono scuole. Il Ministro Campilli ricorda di aver accarezzato una bambina di 9 lamini e di averle domandato dove andava a scuola. Aveva 9 anni. In nessun luogo, rispose, perché le distanze sono enormi. Non vi sono chiese e la popolazione sente profondamente il bisogno religioso. Infine, o signori, concludo, la disoccupazione è tremenda perché quegli operai bracciantili lavoreranno sì e no 100, 120 giornate all'anno e sono famiglie prolifiche e ne accorrono sempre di nuove perché, per il formarsi di queste nuove terre, vi sono povere creature che preferiscono andarsi a creare il casone su queste terre che sono poi demaniali e dalle quali per lo meno non li scaccia nessuno. Finisco col dirvi che tutti ì tecnici che lavorano in questa zona, ispettori agrari, persone competenti dicono che, se questa legge serve per le aree depresse, il delta del Po deve avere il privilegio del primato e se io ho par lato con tanta sincerità ma anche con tanta fede si è perché spero che il Ministro Campilli, che ha visto quei luoghi, possa dare soddisfazione a questa domanda.

Onorevoli colleghi, il giorno in cui noi voteremo questi due disegni di legge, senza volere esagerare mai con le parole, non si darà fondo all'universo. La pretesa degli oppositori che le leggi dovrebbero occuparsi di tutti i problemi sociali ecc. non ha valore perché sono problemi che naturalmente sono ponderosi e non può questa legge ad essi provvedere né essa ha intenzione di provvedervi; ma le due leggi segneremmo una data storica; per il Mezzogiorno comincerà una nuova vita di speranze, di nuovo lavoro, di progressi. Io mi auguro che, votando anche il secondo disegno di legge, una nuova vita e una nuova esistenza si creino anche per quei lavoratori così benemeriti della produzione nazionale, dei quali non esito a dire che sono dei veri soldati a servizio del Paese. (Vivi applausi dal centro e congratulazioni).


PRESIDENTE. Il seguito di questa discussione è rinviato alla prossima seduta.


Annunzio di interrogazioni.


PRESIDENTE. Prego il senatore segretario di dar lettura delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

BISORI, segretario:

Al Ministro dell'interno, per sapere quali provvedimenti abbia preso o intenda prendere nei confronti del Commissario di P. S. e degli agenti di polizia che, in dispregio all'inviolabilità del domicilio e ogni luogo di privata dimora, il giorno 23 corrente luglio facevano irruzione nei locali della Federazione del Partito socialista italiano e della Camera provinciale del lavoro di Matera, per asportare abusivamente un cartello sospeso al muro di un atrio interno e per soprammercato non avevano ritegno di manganellare brutalmente i pochi cittadini che vi si trovavano (1332).

MILILLO.


Interrogazioni

con richiesta di risposta scritta.


Al Ministro dell'agricoltura e delle foreste, per conoscere le ragioni che hanno finora impedito il funzionamento dell'ammasso del grano nella provincia di Cagliari con grave danno per gli agricoltori, i quali avendo bisogno di liquido, vendono il grano a prezzi notevolmente più bassi di quelli stabiliti per il grano da conferirsi all'ammasso. Si desidera inoltre conoscere quali provvedimenti intende di prendere il Ministro per impedire che continui tale stato di cose (1283).

CARBONI.


Al Presidente del Consiglio dei Ministri e ai Ministri dell'interno e della difesa, per sapere se siano informati delle recenti disposizioni emanate dal Comando generale dell'Arma dei carabinieri per collocare in libertà alle date 31 agosto e 30 settembre 1950 e 15 aprile 1951 i sottufficiali richiamati e trattenuti dell'Arma;


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e se non ritengano inopportune tali disposizioni, sia in ragione della delicatezza del momento, sia in ragione della circostanza che numerose famiglie di benemeriti sottufficiali dell'Arma sono messe in gravi difficoltà, sicché si è creata una situazione di grave apprensione e preoccupazione nell'ambiente dell'Arma; e pertanto se non ritengano opportuno di sospendere l'applicazione delle disposizioni predette (1284).

CARRARA.

Al Ministro di grazia e giustizia, per sapere se non ritenga opportuno di ricordare al Pretore di Roma la esistenza dell'ultimo capoverso dell'articolo 34 della legge 23 maggio 1950, n. 253, sulle locazioni e sublocazioni di immobili urbani e soprattutto lo spirito col quale il Parlamento ha introdotto il detto capoverso, da essere efficace per la città di Roma durante l'Anno Santo (1285).

CARRARA.


PRESIDENTE. Domani due sedute pubbliche alle ore 9 e alle ore 16,30 col eseguente ordirne del giorno:


Alle ore 9

I. Discussione del disegno di legge:

Costituzione di un «Fondo per l'incremento edilizio» destinato a sollecitare l'attività privata per la concessione di mutui per la costruzione e la ricostruzione di case di civile abitazione (1105).

II. Seguito della discussione del disegno di legge:

Norme sulla perequazione tributaria e sul rilevamento fiscale straordinario (577).


Alle ore 16,30

I. Seguito della discussione dei seguenti disegni di legge:

1. Istituzione della Cassa per opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia meridionale (Cassa per il Mezzogiorno) (1182  Urgenza) (Approvato dalla Camera dei deputati).

2. Esecuzione di opere straordinarie di pubblico interesse nell'Italia settentrionale e centrale (1183 Urgenza) (Approvato dalla Camera dei deputati).


II. Discussione dei seguenti disegni di legge:

1. Rosati ed altri. — Ricostituzione di Comuni soppressi in regime fascista (499).

2. Varriale ed altri. — Modifica all'istituto della liberazione condizionale di cui all'articolo 176 del Codice penale (801).

3. Istituzione dell'Ordine cavalleresco «Al merito della Repubblica italiana» e disciplina del conferimento e dell'uso delle onorificenze (412).

4. Macrelli ed altri. — Rivendica degli immobili trasferiti ad organizzazioni fasciste od a privati e già appartenenti ad aziende sociali, cooperative, associazioni politiche o sindacali, durante il periodo fascista (35).

5. Ordinamento e attribuzioni del Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro (318).

6. Trattamento economico del personale di ruolo del Ministero degli affari esteri in servizio all'estero per il periodo 1" settembre 194330 aprile 1947 (1002).


III. Seguito della discussione del disegno di legge:

Ratifica, con modificazioni, del decreto legislativo 7 maggio 1948, n. 1235, sull'ordinamento dei Consorzi agrari e della Federazione italiana dei Consorzi agrari (953) (Approvato dalla Camera dei deputati).


La seduta è tolta (ore 20,05).


Dott. Carlo De Alberti

Direttore dell'Ufficio dei Resoconti







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